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Politica

Gay Pride, la regione Lombardia non partecipa a quello di Milano. Albiani (Pd) :”Cosa becera, a Roma c’è stata strumentalizzazione”

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Luigia Luciani

“Nella Regione Lombardia c’è ancora chi parla del Pride come un fenomeno da baraccone blasfemo. Diverso il caso Lazio. Togliere il patrocinio, fatto strumentale”. Lo ha dichiarato in esclusiva a Notizie.com Michele Albiani, consigliere comunale del Pd a Milano e attivista della comunità LGBTQ+

L’appuntamento a Roma con il Pride è tra due giorni. Sabato 10 giugno, ore 14 Piazza della Repubblica. A Milano invece la manifestazione sfilerà per le vie della città il prossimo 24 giugno.

Pride, patrocinio tolto della Regione Lazio. Miche Albiani a Notizie.com, foto Ansa

Ma la notizia sta altrove ed è deflagrata 48 ore fa, quando attraverso un’intervista al quotidiano La Stampa, il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca chiarisce come mai sia stato tolto il patrocinio al Pride della Capitale. “Ma quale omofobia e ordini dall’alto, la revoca del patrocinio al Gay Pride dipende solo dal fatto che hanno voluto strumentalizzare la nostra adesione facendola passare per un sostegno alla pratica dell’utero in affitto, che oltre a essere illegale è basata sullo sfruttamento delle donne povere”, aveva detto Rocca. Passo indietro dunque della regione Lazio che, a differenza del Comune di Roma, ha confermato il suo appoggio. La  decisione è stata assunta  dalla giunta di centrodestra che aveva ribadito  come la firma istituzionale della Regione “non può, né potrà mai essere utilizzata a sostegno di manifestazioni volte a promuovere comportamenti illegali, con specifico riferimento alla pratica del cosiddetto utero in affitto”.

Salendo a Nord e spostandoci  nella Regione amministrata dal riconfermato Attilio Fontana, la sostanza non cambia, perchè il Consiglio regionale due giorni fa ha bocciato  la partecipazione al Milano Pride 2023: la Lombardia non avrà rappresentanti,  43 i voti contrari e 23  quelli favorevoli. La mozione era stata presentata dall’opposizione di centrosinistra che chiedeva la delega a un rappresentante dell’Aula a partecipare con la fascia istituzionale. Già lo scorso 9 maggio l’Ufficio di presidenza aveva negato il patrocinio all’evento. Come dicevamo, risultato identico. Stessa procedura e stesse motivazioni. Lo abbiamo chiesto, in esclusiva per Notizie.com, a Michele Albiani, consigliere comunale Pd a Milano e attivista da anni del comunità LGBTQ+

Gay Pride, la regione Lombardia non partecipa a quello di Milano. Albiani (Pd) : “Cosa becera, a Roma c’è stata strumentalizzazione”

Michele Albiani, Roma e Milano al Pride del 10 e del 24 giugno non avranno patrocinio e rappresentanza delle regioni Lazio e Lombardia…La posizione di revoca assunta dal presidente Rocca, ha scatenato il dibattito politico, anche nazionale. Sono due cosi simili, ma non identici? Come stanno le cose? Qual è la sua opinione in merito?

Michele Albiani, consigliere Pd Milano, foto Notizie.com

“Sono casi diversi, perchè di fatto la regione Lombardia non ha mai dato il suo patrocinio, fatta eccezione per la presenza in consiglio di un esponente della Lega che per due anni si era astenuto dalla votazione  e l’astensione equivale ad un sì…Questo per mettere in fila i dati. Andando invece al commento politico. Nella regione Lombardia, il Pride viene ancora visto purtroppo come un fenomeno da baraccone, quindi il patrocinio va negato perchè si tratterebbe di una manifestazioni dai contenuti blasfemi. Questa dunque è una cosa assolutamente becera. A Roma, o meglio nella regione Lazio, abbiamo assistito come si ricordava, alla revoca del patrocinio. Rocca ha parlato di strumentalizzazione, ma credo che la strategia politica l’abbia fatta il centrodestra in questo caso…”

Spieghi meglio, ovviamente il riferimento è alla gestazione per altri? 

“Per tenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica. Se non ricordo male il 19 giugno sarà in Aula a Montecitorio la legge che dichiara la gestazione per altri reato universale, cioè perseguibile anche se commessa all’estero. Ed in commissione Giustizia alla Camera era stato approvato l’emendamento della maggioranza che prevede la punibilità dei soli cittadini italiani… Al 19 giugno, quando il Pride sfilerà per le vie della Capitale, mancheranno solo 10 giorni. Ecco perchè parlo di probabile strategia politica”.

La segretaria Pd Elly Schlein sarà in piazza sabato, ma in questi giorni i problemi in casa dem sono altri. Si arriva pure a metterne in discussione, già, la sua guida. La Schlein deve andare avanti?

Bisogna dare tempo ad Elly Schlein, e lo dico da chi fa parte della minoranza in casa Pd, dove (mi piacerebbe lo scrivesse testuale) ci sono troppe cariatidi e non parlo unicamente della questione anagrafica!”

Colpa delle cariatidi e non del fatto, a detta di diversi esponenti del partito che il Pd sia scivolato troppo a sinistra?

“Ma questo che significa vorrei capire, mi pare che ad esempio i  gruppi parlamentaria siano stati fatti col manuale Cencelli. La riflessione sulle difficoltà del momento è lunga e ovviamente ci sono i postumi da smaltire del post amministrative. Ma se si perdono, come sono state perse, le elezioni amministrative, la colpa non può essere tutta del segretario. Stesso discorso se i risultati fossero stati positivi”.

Andare avanti dunque, come?

“Pensando che abbiamo davanti a noi questa ondata nera, andare avanti che capendo che i cambiamenti non avvengono da un giorno all’altro…E’ che noi siamo, da Renzi in poi, troppo abituati alla politica dei talent. E poi da non dimenticare che il rito delle correnti torna a ripetersi  e con le europee alle porte e le liste da fare, non vorrei scattassero i soliti meccanismi. A volte è anche questione di mancanza di lealtà al partito. Chiudo con un ultima riflessione, tornando ai contenuti di cui si deve occupare il Pd…”

Quale?

Abbiamo governato 10 anni e non abbiamo introdotto il salario minimo o cambiato la Bossi-Fini. Perchè? Eravamo e siamo forse ancora un partito governista, anche basta farsi contaminare!”

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Luigia Luciani