Il quotidiano La Verità, il primo a scoprire il traffico d’armi in cui è implicato l’ex Premier, va avanti e rivela tanto altro
Un papocchio bello e buono. Di quelli pesanti che fanno riflettere e sul quale non bisogna girarsi dall’altra parte. Almeno non lo sta facendo il quotidiano La Verità che pubblicò l’audio in cui l’ex premier Massimo D’Alema trattava armi con un ex paramilitare colombiano, con l’allora presidente di Leonardo Luciano Carta che dispose un audit consegnato prima al ministero dell’Economia e subito dopo alla Procura di Napoli. Questo ufficio indaga da mesi sulla vicenda e contesta a otto indagati, tra cui D’Alema, accuse gravissime come la corruzione internazionale.
La corruzione internazionale è un reato ancora più grave di quello che si pensa perché commesso con e attraverso un gruppo criminale. Il quotidiano La Verità riporta che qualcuno avrebbe scritto che quel rapporto chiudeva e assolveva Baffino e di fatto chiudeva le indagini interne senza che nessuno riportasse alcuna conseguenza. Ma la realtà è un’altra e ben più seria e grave.
Dalla ricostruzione che sta venendo fuori emerge come l’ex presidente del Consiglio Massimo D’Alema avesse contattato personalmente l’allora Ad Alessandro Profumo dicendogli che aveva un canale interessante per la vendita di armamenti in Colombia. Profumo a quel punto ha dato l’ok all’allora direttore generale Lucio Valerio Cioffi di trasmettere a D’Alema tutti i documenti che potevano riguardare quel tipo di situazione. E’ un passaggio chiave riguardo all’inchiesta che si sta portando avanti.
E’ quanto dimostra che tutto quello che sta portando avanti la Procura di Napoli sull’accusa di corruzione internazionale nei confronti degli otto indagati, tra cui Massimo D’Alema. In mezzo c’è anche una lista dei prezzi per 24 caccia. Il problema sarà capire che fine hanno fatto quesi soldi e se c’è stato un giro di soldi di milioni di euro.