La nuova legge è stata approvata in Cdm con queste decisioni: braccialetti elettronici, arresti rapidi e divieto di avvicinamento inasprito
Bisognava fare in fretta e inasprire le pene ed essere duri contri chi usa la violenza contro le donne. Gli ultimi omicidi contro povere ragazze indifese hanno alzato l’asticella e il grido d’allarme a cui il Ministro Eugenia Roccella non ha voluto arretrare anzi andare avanti e usare l’acceleratore. Ecco cosa c’è all’interno del nuovo ddl, approvato mercoledì dal Cdm. «Il cuore di questo disegno di legge è la prevenzione. Anche gli strumenti repressivi, che vengono potenziati e resi più tempestivi, servono a interrompere il ciclo della violenza prima dell’irreparabile. È un provvedimento che rafforza notevolmente le misure cautelari, e fissa tempi stringenti per la loro applicazione. Ce n’era bisogno, perché l’Italia sulla violenza ha una legislazione molto avanzata, ma con evidenti lacune applicative che abbiamo voluto colmare».
Lo schema del nuovo decreto legge è quello del già esistente ‘Codice Rosso’, approvato nella precedente legislatura, ma una delle novità è mettere una distanza di sicurezza tra vittima e potenziale violentatore e questo secondo il governo pone già una linea importante di prevenzione. «Il rafforzamento dell’uso del braccialetto elettronico serve proprio a far rispettare il divieto. E anche la soglia di distanza minima andava fissata visto che c’è stato addirittura chi ha prescritto soli 50 metri».
Secondo qualche dato, i braccialetti elettronici sono pochi e spesso non sono funzionanti, ma su questo il ministro Roccella a Quotidiano Nazionale, la pensa in modo diverso anzi approfondisce il suo concetto e spiega anche che nel decreto legge c’è stato un ulteriore passo in avanti anche da questo punto di vista: «Che i braccialetti manchino non è vero, il problema è che non vengono utilizzati. È per questo che abbiamo cambiato il metodo: prima il braccialetto non veniva applicato salvo disposizione del giudice, ora di norma verrà prescritto salvo che il giudice non lo ritenga necessario».
Nel decreto legge varato qualche giorno fa, si stabiliscono anche dei termini temporali perentori per i magistrati riguardo alle misure cautelari, ovvero 30 giorni, ma non si è certi della velocità d’esecuzione da parte delle varie procure su questa argomento molto delicato: «L’Italia ha avuto diverse condanne proprio per i ritardi sull’adozione delle misure cautelari nella violenza contro le donne. Per essere chiari, alcune vite potevano essere salvate se si fosse agito per tempo». Piuttosto chiaro su questo punto, sul quale non ci sono deroghe di alcun tipo.