Oggi ha 48 anni, in una lunga intervista a Vanity Fair ha raccontato episodi agghiaccianti della sua carriera da sportiva: “Parlavo con le altre ragazze più grandi, mi dicevano che fosse normale così, che succedeva spesso…”
“Il coach veniva nel mio letto a luci spente, io lo cacciavo. Avevo soli 13 anni”. L’ex tennista Sara Ventura, che ora ha 48 anni, ha svelato gli episodi gravi che hanno caratterizzato la sua adolescenza. Un’intervista, quella rilasciata a Vanity Fair, in cui ha voluto raccontare ciò che è stata costretta a vivere all’inizio del suo percorso sportivo.
“A volte, in trasferta, dividevo la camera con l’allenatore. Lo facevo per risparmiare, ma di notte dovevo stare attenta che andasse tutto bene. Ho subito abusi di ogni tipo, anche sessuali“. Un racconto che lascia a bocca aperta: “Avevo 13 anni, a luci spente il caoch veniva nel letto e io lo cacciavo. Parlavo con le altre tenniste, erano ragazze un po’ più grandi. Loro mi dicevano: ‘eh sì, funziona così, ci siamo passate anche noi’. Per questo ho imparato a dormire con la racchetta vicino“.
“Una volta cominciò a urlare in partite come un folle per un mio errore”
È andata avanti specificando gli altri dettagli agghiaccianti: “Il giorno dopo uno dei tentativi di incursioni notturne, avrei giocato una partita dei campionati europei. Stavo vincendo 5-2, a quel punto mi sono permessa di tirare forte la prima palla di servizio. Lo so, era un rischio forzarla, ma ero consapevole che se avessi sbagliato avrei potuto comunque contare sulla seconda. Purtroppo sbaglio. L’allenatore allora si alza in piedi e comincia a urlarmi: ‘Testa di ca**o, ti mando a casa a calci in c**o‘. Detto, fatto: quella partita poi l’ho vinta, ma lui per tutto il resto della settimana non mi ha permesso di giocare”. Sulla sua carriera ha invece aggiunto: “Ero brava. Avevo il talento, il fisico e la tigna. Volevo arrivare tra le prime 100 al mondo entro i 30 anni, era l’obiettivo che mi ero prefissata. Non ce l’ho fatta e ho mollato tutto. Non ho mai più toccato una racchetta. Ho impiegato anni di psicoanalisi per elaborare questo fallimento”.