Ecco alcuni dei film più importanti con protagonista Silvio Berlusconi, che oltre a produttore è stato anche oggetto di interesse di numerose pellicole.
Se consideriamo gli ultimi trent’anni, è difficile pensare a un ambito in cui la figura di Silvio Berlusconi non abbia influito in maniera significativa e, anche il cinema, è uno di quei settori in cui il potere e l’influenza del Cavaliere hanno prodotto investimenti, acquisizioni e, soprattutto, una quantità smisurata di prodotti audiovisivi. A partire dalla Silvio Berlusconi Communications, poi confluita nel 1995 nel neonato gruppo Mediaset, l’ex presidente da poco deceduto, ha sempre considerato l’industria del cinema una delle pedine più importanti della sua poderosa ascesa al potere.
Tuttavia, i notevoli investimenti portati avanti nel settore dell’audiovisivo, non sono le uniche tracce dell’ex segretario di Forza Italia nel mondo del cinema, poiché il percorso, il carisma e il fascino della sua vita politica e imprenditoriale, hanno rappresentato in svariati autori e registi, lo stimolo per narrarne le ormai mitiche gesta, sul grande e piccolo schermo. Tralasciando gli innumerevoli film e le serie in cui aleggia costantemente la figura dell’ex premier, ecco alcune delle migliori pellicole interamente dedicate alla leggendaria figura di Silvio Berlusconi.
Un’autore fortemente politico come Moretti non poteva esimersi dall’affrontare un tema di tale importanza per la vita del nostro paese e infatti, nel 2006, fa uscire una pellicola a dir poco satirica sulla personalità di Silvio Berlusconi. Il regista romano ricava dall’approfondimento della figura del noto politico italiano un affresco critico dell’Italia del tempo, riuscendo a descriverne molte delle contraddizioni. Il film, infatti, non si limita a tratteggiare con fare polemico il Cavaliere, ma racconta anche la goffa manovra di opposizione portata avanti da una sinistra debole e ingenua.
Difatti, il movimento di sinistra di inizio millennio, aveva la controproducente tendenza a contrastare Berlusconi più sul piano personale e comunicativo che su quello politico, spostando la partita del consenso all’interno di un terreno piuttosto favorevole per la mastodontica macchina massmediatica assemblata dal fondatore di Forza Italia. La pungente scrittura di Moretti, coadiuvata da una tagliente messa in scena, hanno prodotto uno dei film più efficaci e ricordati su Berlusconi, divenuto, nel corso degli anni, un vero e proprio cult.
Ecco che dalla sottile critica di Nanni Moretti passiamo alla sostanziale mitizzazione del personaggio da parte di Paolo Sorrentino, in una perpetua rappresentazione del superuomo Berlusconi. A Sorrentino in questo caso interessa mettere in scena gli effetti reali del carisma emanato dalla figura del Cavaliere, al quale lo stesso regista partenopeo pare non resistere. Le abilità persuasive, comunicative e politiche di Berlusconi vengono costantemente messe in risalto da una narrazione fatta di tante piccole vignette utili a esaltarne l’egemonia, più che da una vera e propria trama uniforme.
La storia della scalata sociale di Sergio Morra, interpretato da Riccardo Scamarcio, fornisce a Sorrentino la possibilità di farci assaggiare, sia dall’esterno che dall’interno, gli effetti dell’influenza del miliardario milanese, ritraendone una figura fondamentalmente mitica. La presenza di qualche timida critica, non basta a disinnescare una narrazione quasi apologetica di un Berlusconi ridotto a macchietta di se stesso.
Il documentario diretto da Gandini descrive minuziosamente gli esiti del sistema videocratico berlusconiano, immergendo lo spettatore nelle dinamiche concepite dal Cavaliere per dominare il panorama televisivo nazionale. Come suggerisce il titolo, secondo Gandini, l’apparenza svolgeva un ruolo essenziale della produzione televisiva berlusconiana, che difficilmente faceva corrispondere tale sfoggio di forma ad un eguale quantità di contenuti reali.
L’importanza di divenire popolari, prima che competenti in un ambito specifico, è alla base del sistema televisivo contemporaneo, di cui Gandini critica aspramente i processi di formazione. Berlusconi mette in piedi una macchina spettatoriale di innegabile efficacia, grazie alla quale la televisione privata riesce definitivamente a emanciparsi dal monopolio della TV statale. Tale trasformazione dell’intrattenimento, avrebbe in parte anticipato l’odierno meccanismo dei social, in qui l’approfondimento e la specializzazione sembrerebbero le armi meno incisive per il raggiungimento del successo.