Addio Silvio Berlusconi, ad esprimere il proprio pensiero ci ha pensato direttamente Augusto Minzolini. Lo ha fatto con un interessante articolo che ha pubblicato sul suo quotidiano, ‘Il Giornale’
Il 12 giugno del 2023 non potrà mai essere considerato un giorno come tutti gli altri. La scomparsa di Silvio Berlusconi ha lasciato il nostro Paese decisamente vuoto. Le prime pagine dei giornali (non potrebbe essere altrimenti) sono solamente dedicate al ‘Cavaliere‘. Sono molti che hanno voluto esprimere un loro ricordo, aneddoti e molto altro ancora rilasciando interviste. Questa volta, a differenza di molti politici, ci ha pensato un giornalista che ha voluto dire la sua. Un giornalista che ha conosciuto fin troppo bene l’ex presidente del Coniglio. Gliene sarà sempre grato. Augusto Minzolini, direttore de ‘Il Giornale‘, ha deciso di prendere carta e penna e di svelare le proprie emozioni che sta avendo in questo momento complicato.
Ancora non può crederci. Continua a ripetere che è finita un’era. Un’epoca. Ed è proprio così. Nel corso del suo articolo ha menzionato, in più di una occasione, il fatto che Berlusconi fosse uno dei pochi uomini rati che hanno scritto un pezzo di storia importante del nostro Paese. Per Minzolini non ci sono dubbi a riguardo: “L’Italia degli ultimi trent’anni ha vissuto sulla figura del Cavaliere. È un dato che nessuno può smentire o nascondere. E’ complesso immaginare un’Italia senza il Cavaliere. Il Paese ha dato molto a Berlusconi, anche Berlusconi ha dato molto al Paese“. Ribadisce che Berlusconi non ha scritto pagine importanti solamente nella politica, ma anche: nello sport, nel settore imprenditoriale e molto altro.
Poi il ricovero al ‘San Raffaele’. La telefonata effettuata dal lettino dell’ospedale a Minzolini: “Mi disse, con tono determinato, che ce l’avrebbe fatta anche in quella occasione. Ne era sicuro anche quando andai a trovarlo due settimane fa ad Arcore. In un momento in cui eravamo rimasti soli, gli chiesi se in queste settimane avesse mai avuto paura. Mi rispose così: ‘Due volte, quando ho avuto la bruttissima sensazione di non respirare“. Non ha mai avuto paura della morte, la sua unica preoccupazione era quella di essere ricordato come i suoi avversari lo hanno descritto per anni.
Poi la telefonata di quel 23 aprile. Ricorda ancora bene le sue parole: “Io voglio vivere perché non posso lasciare di me l’immagine deturpata e falsa che mi hanno appiccicato addosso i miei avversari che mi odiano. Io sono un imprenditore che ha costruito città, un presidente del Milan che ha vinto tutto, un politico che ha evitato che l’Italia finisse nelle mani della sinistra, un uomo di governo che ha tentato di modernizzare il Paese. Sono stato oggetto di una persecuzione, dal punto di vista giudiziario e non solo. Voglio ristabilire la verità per i miei figli e gli italiani“.