Addio Silvio Berlusconi, il curioso aneddoto da parte del vescovo e che riguarda il Milan: “Ecco cosa mi chiedeva spesso il presidente…”
Tra poche ore Milano saluterà, per l’ultima volta, Silvio Berlusconi. Alle ore 15, in piazza del Duomo, si celebreranno i funerali del ‘Cavaliere‘. Saranno presenti molti vertici alti della politica come il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la premier Giorgia Meloni e molti altri ancora. Nel frattempo continuano ad arrivare attestati di stima, messaggi e ricordi da parte di chi lo ha conosciuto e ne ha apprezzato le sue qualità. Non solamente dal mondo della politica, del calcio e molto altro, ma anche quello della chiesa. In particolar modo le parole rilasciate dal vescovo Massimo Camisasca.
Quest’ultimo, in una intervista rilasciata a “LanuovBq.it“, ha rivelato alcuni aneddoti particolari e che nessuno fino ad ora conosceva. Ovviamente gli stessi che riguardano il fondatore di ‘Forza Italia‘. Quando era presidente del Milan, Berlusconi domandava spesso al vescovo quanti e quali giocatori si presentassero a Messa. “Non gli dissi i nomi. Gli risposi che ci andavano più giocatori della media italiana“. Quando gli è stato chiesto, dopo la fine della sua vita, dove si trovasse in questo momento la risposta non si è fatta attendere: “Penso che adesso sia tra le braccia di Dio“.
I due si sono conosciuti nel 1986, quando il vescovo divenne il cappellano del Milan. Si trovava a Roma quando gli arrivò una lettera in cui gli si chiedeva di diventare il cappellano della squadra rossonera. A mandargliela di persona fu l’attuale amministratore delegato del Monza, Adriano Galliani. Anche se, ad ingaggiarlo ed a volerlo fortemente, fu proprio il ‘Cavaliere‘. Anche se, a fare il suo nome, fu il cugino Giancarlo Foscale (numero uno del teatro ‘Manzoni’ e ad della Standa).
Il primo incontrò si verificò nella Capitale, durante una udienza con san Giovanni Paolo II. All’epoca, sulla panchina del ‘Diavolo’, era presenta Liedholm. Poi fu il turno di Sacchi. “La mia figura pensava che potesse essere determinante per la serenità dei calciatori. Il compito che avevo era quello della celebrazione della Messa il sabato pomeriggio quando il Milan giocava in casa alla domenica. Era interessato perché riteneva un dovere offrirla ai suoi giocatori e voleva capire che risposta aveva“.