Il figlio dell’ex leader socialista: “Mio padre ha subito un accanimento giudiziario. Ma anche Berlusconi ha dovuto fare i conti con la magistratura fino a pochi mesi fa. Ecco come nacque la loro amicizia”
“Mio padre, Bettino Craxi e Silvio Berlusconi hanno avuto un rapporto molto stretto, come era inevitabile per un politico di primo piano e un imprenditore che a Milano stava emergendo. E le loro vite sono state molti simili. Per ciò che concerne l’ambito politico e le vicissitudini giudiziarie”. Bobo Craxi, figlio di Bettino, leader del Partito Socialista e uomo di spicco della Prima Repubblica, ricorda in esclusiva per Notizie.com il rapporto tra il padre e Silvio Berlusconi.
Il leader di Forza Italia, morto lunedì a Milano all’età di 86 anni, ha avuto da sempre un gran rapporto con Craxi e la sua famiglia. “Rapporti forti a livello personale. Mia madre è sempre stata affezionata a tutta la famiglia Berlusconi: mia sorella è entrata in Forza Italia ricoprendo incarichi importanti e anche io per un periodo ho frequentato la Casa delle Libertà, prima di rientrare nell’orbita socialista”. L’amicizia tra Bettino e Silvio iniziò negli anni settanta. “In quel periodo si consolidò il rapporto tra mio padre e Berlusconi. Uno era un politico emergente, l’altro un imprenditore che si avvicinava al mondo della comunicazione di massa. Essendo stato un imprenditore lungimirante, per lo più milanese, era abbastanza plausibile che potesse nascere un rapporto di reciprocità e di fiducia. Che è andato avanti almeno fino a quando in Italia non accadde quello che è accaduto”.
Per molti Silvio Berlusconi è stato una sorta di erede politico di Bettino Craxi. “Questa interpretazione a mio modo di vedere non è giusta. Credo sia più sensato dire che Silvio Berlusconi è stato bravissimo a colmare un grandissimo vuoto politico che in quel momento era predominante”. Tangentopoli sconvolse il panorama politico, regalando nuovi spazi. “Quell’inchiesta giudiziaria spazzò via i cinque partiti italiani più importanti e Berlusconi, con la creazione di Forza Italia fu bravissimo a riempire quel voto politico. Riuscì ad unire due fattori: la voglia di cambiamento che nel nostro Paese era emergente e che era sostenuta dall’onda rivoluzionaria che emergeva da Mani Pulite e allo stesso tempo offrì una scialuppa di salvataggio agli elettori orfani dopo la la morte politica di numerosi partiti. Sul piano della dinamica elettorale fu capace di riempire quel voto e lo fece a modo suo”.
I rapporti tra Berlusconi e Craxi rimasero intatti anche durante l’addio del leader socialista e l’esilio ad Hammamet. “Come è normale che fosse, i rapporti diminuirono, ma non la stima reciproca. Berlusconi rappresentava in quel momento la cuspide del nuovo che avanzava, mentre mio padre era il vecchio che era avanzato e che si era trovato in una situazione di rovescio della storia. Quando mio padre morì non mancò, da parte di Berlusconi, il riconoscimento del ruolo di mio padre nella vicenda democratica del nostro Paese“. Berlusconi e Craxi, vicini nell’ascesa politica e nelle battaglie giudiziarie. “L’uso politico della giustizia è diventata purtroppo una prassi. Il modo di accanirsi nei confronti degli uomini politici. Nel caso di mio padre mi sento di dire che c’è stato un accanimento. Basta leggere il numero dei procedimenti che sono stati aperti. E’ ovvio che c’è stato un uso smodato della Giustizia. Questa situazione ha riguardato anche Berlusconi, ma per ragioni e reati diversi. Il leader di Forza Italia ha vissuto una situazione simile: basti pensare che si è dovuto difendere fino a pochi mesi fa. Io penso che i processi, almeno parlo di quelli più recenti, hanno dimostrato una certa mal disposizione della Magistratura”. Dal 1992 ad oggi, sembra essere cambiato poco. “E’ come se in Italia ci fosse una malattia, che molti hanno contratto: quella di poter fottere gli avversari politici attraverso lo strumento giudiziario. E chi più o chi meno, tutti sono stati fatti secchi dall’uso politico della Magistratura. Personalità di destra, di centro, di sinistra: parliamo di un male endemico del sistema politico italiano”.