Non era mai capitato prima che fosse così alto il tasso di ragazzi e ragazze tra i 16 e i 24 anni senza un posto di lavoro
Così tanti disoccupati tra i ragazzi non c’erano mai stati. È questo il dato estremamente preoccupante che è emerso dopo un’indagine statistica nel mese di maggio nell’ambito di un’analisi molto più ampia sull’economia. Questa ha messo in evidenza un rallentamento palese del rimbalzo economico, osservato in modo particolare a seguito della fine delle restrizioni anti-Covid. Si sta parlando nel dettaglio della Cina, dove – come divulgato dal governo – il 20,8% dei giovani (di un’età compresa tra i 16 e i 24 anni) era senza lavoro nel mese di maggio. Un dato estremamente preoccupante, anche perché dà continuità a quanto registrato ad aprile, quando era stata toccata quota 20,4%.
Sebbene l’economica di Pechino avesse dato segnali incoraggianti di ripresa (in particolare dopo la riapertura degli ingresso alle principali città, con conseguente sblocco dei viaggi internazionali), lo stesso non si può affermare per ciò che concerne il problema della disoccupazione giovanile. Sotto questo aspetto, infatti, la Cina sta ancora assistendo a una crescita. E la soluzione la sta ricercando affrontando attivamente con la promozione di politiche volte a favorire l’occupazione, programmi di formazione professionale e, soprattutto, incentivi per le imprese che assumono giovani lavoratori.
Una motivazione di questo fenomeno risiede nel fatto che, nonostante la riapertura, i cinesi non si sentono ancora sicuri nel tornare alla normalità e stanno aspettando prima di popolare nuovamente negozi e ristoranti. Non tanto per paura di possibili contagi, ma più che altro perché il timore di perdere il lavoro li ha resi meno propensi a spendere. L’Ufficio nazionale di statistica del Paese ha sottolineato l’esistenza di crescenti pressioni sull’adeguamento strutturale interno e che non sono state gettate ancora solide basi per una ripresa economica.
Entrando più nello specifico dell’indagine statistica, si può vedere come le vendite al dettaglio abbiano registrato un incremento importante rispetto all’anno precedente. Ben il 12,7%, che però è inferiore al 18,4% raggiunto nel mese di aprile. È scesa anche la crescita della produzione industriale: dal 5,6% si è passati al 3,5%. Numeri che sono stati profondamente condizionati dagli aumenti dei tassi di interesse (per contenere l’inflazione) in Usa ed Europa. Questi hanno infatti portato di riflesso a una riduzione della domanda delle esportazioni della Cina. Nonostante tutto, comunque, ci sono anche degli spiragli positivi: nel primo trimestre del 2023, in ogni caso, la crescita economica è stata del 4,5% su base annua (nel trimestre precedente era stata del 2,9%), molto vicina all’obiettivo del 5% fissato dal Partito Comunista.