L’avvocato Contucci in esclusiva ai nostri microfoni sul ddl Nordio: “Condivido che la decisione sulla custodia cautelare venga presa da tre giudici”.
Il Consiglio dei ministri nella serata di ieri ha dato il via libera al ddl Nordio, un provvedimento che rappresenta il primo passo verso una riforma più ampia della giustizia. La nostra redazione ha contattato l’avvocato Lorenzo Contucci per commentare le decisioni prese dal ministro e dal governo su questo tema.
Avvocato Contucci, partiamo da un suo parere sulla riforma della giustizia decisa dal ministro Nordio. Decisione giuste?
“Direi sostanzialmente di sì. E’ una svolta in senso garantista, conformemente alla nostra Costituzione. Se esiste, va rispettata”.
L’avvocato Contucci: “All’inefficienza non si deve rispondere con la compressione dei diritti”
Secondo Lei come mai la magistratura non è d’accordo con il pacchetto sulla giustizia deciso dal governo?
“La magistratura è contraria perché probabilmente aumenterebbero i loro compiti senza ampliamento dell’organico“.
Entrando nei dettagli della riforma, il ministro Nordio ha deciso che sulla eventuale custodia cautelare dovrà pronunciarsi un organo collegiale e non un solo giudice. Inoltre, l’indagato dovrà essere interrogato prima di della richiesta di carcere preventivo. Condivide queste scelte?
“Condivido che la decisione sulla custodia cautelare venga presa da tre giudici. La privazione della libertà prima del processo è questione molto seria e ritengo che una decisione collegiale sia assolutamente opportuna. Per quanto riguarda l’interrogatorio prima dell’applicazione della custodia in carcere, ovviamente, si è di fronte ad una svolta garantista che consente all’indagato di dire la propria versione dei fatti prima che venga applicata la massima misura”.
Chiudiamo con il solito problema delle carceri piene e dei processi infiniti. Cosa bisognerebbe fare per rendere magari più veloce la giustizia in Italia?
“La durata dei processi non si riduce diminuendo le garanzie costituzionali riservate agli imputati. All’inefficienza si deve rispondere con l’efficienza e non con la compressione dei diritti. Quindi, più personale, più magistrati, miglior organizzazione delle udienze e delle strutture esterne che “entrano” nel processo penale per istituti come messa alla prova. Includerei, per finire, l’ampliamento dell’istituto del patteggiamento“.