Riforma Nordio, Eugenio Albamonte non ci sta e lo fa capire in una intervista che ha rilasciato ai microfoni del ‘Corriere della Sera’ in cui rivela tutte le sue preoccupazioni
La riforma Nordio, annunciata nella serata di ieri, sta già mostrando i primi dubbi. In particolar modo da Eugenio Albamonte. L’attuale segretario di Area ed ex numero uno dell’Associazione nazionale Magistrati non è assolutamente d’accordo su quanto deciso dall’attuale ministro della Giustizia. Lo fa capire in una intervista che ha rilasciato al ‘Corriere della Sera‘. Un riforma che è stata bocciata da ogni punto di vista. Per Albamonte non ci sono dubbi: il ministro ha preso una accelerata precipitosa subito dopo la morte di Silvio Berlusconi, probabilmente dimenticandosi di parlarne prima con i magistrati.
Sulla stretta alle intercettazioni non ha dubbi: “Questa riforma limita il diritto dell’opinione pubblica di conoscere fatti oggetto dei procedimenti. E’ l’unico obiettivo evidente del doppio divieto di inserire il nome di terze persone negli atti del pm e del giudice e di pubblicare le intercettazioni che non sono in quegli atti“. Questa riforma, però, non viene considerata come un tentativo di limitare la corsa al gossip: “In quel caso ci aveva già pensato la riforma Orlando. Anche perché il garante della privacy aveva dichiarato di non aver registrato alcun caso di pubblicazione a terze persone“. Una riforma che, a quanto pare, non lo convince affatto: “Non si salva nessun aspetto“.
Poi ha continuato dicendo: “Si tratta di un intervento che sarà oggetto di procedura di infrazione da parte dell’Unione europea. Eliminare il reato porterà a ritenere il nostro sistema non più allineato agli standard richiesti“. Per Albamonte non ci sono dubbi: il reato di abuso d’ufficio era un campanello d’allarme rispetto al reato di corruzione. Poi una frecciatina al governo: “La loro regola sembra essere che se si fatica a spendere si vanno ad allentare i controlli.
Non credo che l’Europa sia contenta nello generare sperpero e illegalità ed alimentare il crimine organizzato“. In conclusione si sofferma anche sulla limitazione della custodia cautelare: “Aver disposto che siano anticipate da un interrogatorio è paradossale. Una norma “si salvi chi può”: chi viene avvertito, avrà tutto il tempo di inquinare le prove o di fuggire. Decidere poi di affidare a un collegio metterà in difficoltà gli uffici di città medie e piccole“.