Nelle ultime ore è venuto a mancare Daniel Ellsberg, colui che fece trapelare i ‘Pentagon Papers’ e che rivelò tutte le bugie della guerra in Vietnam
Una grave malattia al pancreas lo ha portati via, all’età di 92 anni, dall’affetto dei suoi cari. Daniel Ellsberg è morto così. Considerato il whistleblower dei Pentagon Papers. A comunicare la notizia della sua morte è stata la sua famiglia. Il suo cuore ha smesso di battere nella sua abitazione di Kensington, in California. Nel corso della sua vita è stato un ex analista militare e attivista contro la guerra. Il suo nome è conosciuto per aver fatto trapelare una serie di documenti riservati per quanto riguarda la guerra in Vietnam in cui sono stati coinvolti anche gli USA. Tanto è vero che era stato etichettato come l’uomo più “pericoloso” americano. Soprattutto da parte dell’ex segretario di Stato americano, Henry Kissinger.
Nel mese di marzo si era sottoposto ad alcune visite mediche dai medici che gli avevano dato dai tre ai sei mesi di vita. Nel comunicato la famiglia lo ha voluto ricordare in questo modo: “Era un ricercatore della verità e un narratore patriottico della verità, un attivista contro la guerra, un amato marito, padre, nonno e bisnonno, un caro amico per molti e un’ispirazione per innumerevoli altri. Mancherà moltissimo a tutti noi“. Dopo aver conseguito la laurea ad Harvard, venne definito come uno dei “geniacci” del Pentagono. Poco prima degli anni ’70 cominciò a fotocopiare un dossier top secret di 7mila pagine che rivelava le strategie del governo americano. Fino a far scoppiare il caso del ‘Pentagon Papers’.
Documenti che, successivamente, furono resi pubblici e che dimostravano che diversi presidenti americani avevano mentito ai cittadini. Tanto da nascondere quello che, effettivamente, stava accadendo in Vietnam. Ci fu anche un altro giornale coinvolto in questo scandalo: si tratta del “Washington Post“. Una vicenda che è stata raccontata anche nel film “The Post”, diretto dal regista Steven Spielberg.
Nell’ultimo periodo, invece, l’uomo si è fatto apprezzare dal pubblico per i suoi impegni a favore della pace. Tanto è vero che ha collezionato diversi premi come: l’Olof Palme Prize del 2018 per il “profondo umanesimo e l’eccezionale coraggio morale”. Ricordato per essere sempre stato critico per quanto riguarda l’intervento militare americano in Iraq e contro la politica dell’ex presidente Usa, George W Bush. Aveva ribadito il proprio pensiero anche sul conflitto in Ucraina: “Una guerra fallita è redditizia tanto quanto una vincente“.