In arrivo un cambiamento sostanziale delle regole per fare fronte all’emergenza del settore. Ci sta lavorando il ministro Schillaci
La situazione nella sanità italiana, come riportato nell’edizione odierna de La Stampa, è in uno stato di crisi costante, e secondo Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio e leader di Fratelli d’Italia, il governo rischia di perdere un’importante fetta di consenso a causa di questa situazione. Con liste d’attesa interminabili, pronto soccorso intasati e un’assistenza territoriale carente, sembra che la barca stia affondando e diventa urgente agire per correggere il tiro. Una delle prime misure da adottare è riguarda le Case di comunità, che fino a ieri erano state fortemente criticate dal governo precedente.
Si tratta entrando ancora più nel dettaglio di strutture costituite da ampi ambulatori: queste dovrebbero essere supportate dagli Ospedali di comunità, a loro volta destinati a coloro che (pur non riuscendo a tornare per conto proprio a casa) non necessitano più di ricovero. La situazione attuale presenta comunque due grandi problemi: in primo luogo i lavori procedono a rilento, una condizione che mette a serio rischio 4,6 miliardi di finanziamenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Nello specifico si tratta di 3 miliardi destinati alle nuove strutture territoriali e di ulteriori 1,6 miliardi da dedicare all’adeguamento antisismico degli ospedali esistenti. Non è finita, c’è il rischio concreto che le nuove strutture rimangano inutilizzate a causa della carenza di personale sanitario. Per affrontare questa situazione, il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, sta elaborando un piano che presto sarà reso pubblico sotto forma di decreti.
La prima misura riguarderà una rivoluzione nel modo di lavorare dei medici di famiglia. I più giovani passeranno da un sistema di convenzioni, che consente loro ampia libertà nell’orario di apertura dei loro studi, a un rapporto di dipendenza all’interno delle Case della salute. Qui, lavoreranno otto ore al giorno in team con gli specialisti ambulatoriali delle Aziende sanitarie locali (Asl). L’obiettivo è reclutare un ulteriore esercito di 10.000 medici che, secondo i dati del Ministero della Salute, attualmente dedicano meno del 42% del proprio tempo lavorativo (meno di 10 ore a settimana) all’assistenza sanitaria. Aumentando il loro orario di lavoro nelle Case di comunità a 38 ore settimanali, come proposto da Schillaci, si potrebbe ridurre notevolmente le lunghe liste d’attesa. Inoltre, altre 10.000 ex guardie mediche, attualmente poco utilizzate, verrebbero incaricate di effettuare visite domiciliari.
Un’altra novità riguarda la formazione dei medici di famiglia, che diventerebbe universitaria. Attualmente, la specializzazione avviene dopo il conseguimento della laurea attraverso corsi triennali regionali, spesso gestiti dagli stessi membri del sindacato Fimmg. Al contrario, gli specialisti ospedalieri devono completare un percorso di 5 anni di specializzazione universitaria. Secondo Schillaci, questa modifica consentirebbe di avere medici di famiglia più preparati e competenti. Tuttavia, è probabile che il sindacato di categoria si opponga a questa proposta riguardante la formazione e il passaggio alla dipendenza dei giovani medici. Altra innovazione fa riferimento alla modalità di ricovero dei pazienti. Quando il medico curante ne stabilisce la necessità dopo aver effettuato la diagnosi, allora la persona che ne ha bisogno non dovrà più passare attraverso l’incubo del pronto soccorso, ma potrà essere indirizzato direttamente alle apposite unità di accettazione degli ospedali.