Il vice-premier e attuale guida del partito fondato da Silvio Berlusconi prende le redini e avverte: “Nessuno scossone, il partito segue la maggioranza di governo e faremo tante cose”
Ora si balla e si decide tutto. Chi ci sta bene, chi non ci sta dovrà fare i conti con sé stesso e con chi l’ha votato e portato in Parlamento. Non è facile raccogliere l’eredità di un signore che si chiama Silvio Berlusconi, ma Antonio Tajani, che col Cavaliere ha cominciato da giovanisismo, sa bene come parlare e cosa fare. Ma non è semplice, soprattutto adesso che dovrà cominciare ad essere Presidente e leader di un partito che ha avuto un solo nome negli ultimi trent’anni. «Intanto bisogna prima arrivare al Consiglio nazionale per eleggere il presidente. Io chiederò nel Comitato di presidenza che si tenga prima della pausa estiva. Abbiamo molto da fare: la campagna elettorale in Molise, tante iniziative già in cantiere. Per il resto, nessuno si sente il sostituto di Berlusconi. Sarebbe impossibile”.
L’aspetto più importante riguarda il Governo e tutto quello che si deve fare per andare avanti, anche perché Berlusconi era un collante importante a prescindere che ci fosse o meno. Da lui partiva ogni cosa e senza non sarà così facile. Per Tajani invece non è così complicato anzi abbastanza facile, basta continuare su questo filone e non inventarsi nulla o fare qualcosa che non è in linea col partito. “Fino al giorno delle elezioni, cercherò di guidare Forza Italia senza timore di affrontare le difficoltà, e con la linea chiara che ci ha affidato Berlusconi».
La paura che hanno tanti è che senza Berlusconi ci possa essere qualcuno che esca allo scoperto e non sia così tanto convinto di stare in un governo dove ci sia una destra predominante, ma su questo Tajani non è che accetti tante questioni e detta la linea: «Lealtà al governo di centrodestra, riforme istituzionali, sburocratizzazione, innalzamento delle pensioni minime, meno tasse, più infrastrutture, europeismo e atlantismo, un ambientalismo pragmatico e non ideologico e un ruolo da protagonisti all’interno del Ppe. Non cambieremo».
All’interno del partito fino a quando c’era Belrusconi, c’erano (e ci sono) correnti come in tutti i partiti, le divisioni tra tajaniani e ministeriali, ronzulliani, ma anche i cosiddetti Fascina boys, ma anche qui il nuovo leader di Forza Italia dispensa tranquillità, da un certo punto di vista anche troppa: «Sempre stato contrario alle correnti, non credo ai personalismi ma alle persone e sono sicuro che tutti avranno qualcosa di importante da fare. Tutti, è la mia intenzione, saranno coinvolti, il movimento deve essere unito”. Ha colpito molto una frase di Tajani, quando ha detto che per la Fascina non c’era bisogno di un incarico formale. Una piccola bacchettata a non alzare tanto la testa? Ma anche qui Tajani fa il “democristiano” e per lui non è certo un’offesa, tutt’altro: «Ma figuriamoci, lei farà quello che vorrà fare, in questi giorni così dolorosi non mi sono nemmeno permesso di disturbarla. Lei è stata la compagna di vita di Berlusconi. Ripeto, deciderà lei cosa fare. Ora quello che conta è lavorare tutti insieme, uniti»