Il presidente del Friuli-Venezia Giulia al quotidiano La Stampa: “Scegliamo 10 progetti seri da rinegoziare, Bruxelles sarà ragionevole”
E’ uno dei volti nuovi della politica, uno dei pochi che sta emergendo all’interno della Lega nonostante Salvini e Giorgetti abbiano quasi il predominio su tutto e tutti. Ma Massimiliano Fedriga, posato e mai nervoso, quando parla è da sentire bene perché riesce spesso e volentieri a mettere tutti d’accordo. Ha buoni rapporti da destra e sinistra e sa essere diplomatico quando serve, e tuti se ne sono accorti durante la pandemia. Forse viene da lì la sua fortuna perché da presidente del Friuli Venezia Giulia ha avuto la possibilità di venire fuori e di mettersi all’opera e soprattutto in mostra dal punto di vista politico. Parte sul sulla ratifica della riforma del Mes, “Penso sia stato corretto trasmettere una comunicazione dal punto di vista tecnico dal governo alla commissione Bilancio. Adesso è il momento della valutazione politica, che sarà il Parlamento a fare. Ci saranno altri approfondimenti”.
La sua è un’analisi e attenta, ma senza alzare i toni di scontro, per questo quando parla è ascoltato anche perché non è mai banale: “Spero che la valutazione, in un senso o nell’altro, venga fatta scevra di connotazioni ideologiche. In Italia stiamo ideologizzando qualsiasi cosa, l’abbiamo fatto persino con la pandemia”. Su alcune scelte dettate dall’Europa in questo ambito si dice abbastanza sereno anche perché su alcune “le ho condivise moltissimo, su altre sono dubbioso“. E Fedriga fa anche qualche esempio: “Ho apprezzato molto la scelta europea compatta di avere una posizione chiara e netta sull’aggressione dell’Ucraina. Contesto invece quando ci danno delle regole bizzarre come il semaforo che vorrebbero mettere sui prodotti alimentari“.
“L’Europa dovrebbe mettere in discussione alcune regole”
La ratifica del Mes e quella lettera-documento del ministro Giorgetti ha creato parecchia confusione e polemica al riguardo, soprattutto sulla ratifica del Mes stesso che la Lega, a quanto pare, sceglierebbe di farlo subito, ma Fedriga ci va cauto: “Non ho le competenze per dirlo. Però è importante fare una distinzione: ratificare la riforma del Mes non significa utilizzare il Mes, non sono la stessa cosa“. Secondo tanti addetti ai lavori e anche da parte europea ci sarebbe preoccupazione sui ritardi italiani per quanto riguarda il Pnrr. “E’ finanziato da risorse a debito: indiretto, nel caso del debito europeo che pagheremo pro quota, o diretto. Quindi dev’essere un investimento che può fare crescere il Paese. Su certe scelte l’obiettivo mi pare centrato, credo che invece su altre sia necessaria una seria riprogrammazione”.
Per Massimiliano Fedriga l’Europa “dovrebbe mettere in discussione alcune regole”. Per esempio, spiega il presidente del Friuli Venezia Giulia “l’obbligo di escludere progetti strategici europei perché non possono essere conclusi nel 2026“. E ne cita alcuni che conosce bene, visto che li sta portando avanti come presidente della sua regione: “Il collegamento Venezia Trieste, parte del Corridoio 5, la linea europea che dovrà congiungere Lisbona a Kiev. Non possiamo finanziarlo con i soldi del Pnrr perché è tecnicamente impossibile concluderlo nel 2026. E contemporaneamente vengono dati 500 milioni di euro a Cinecittà“