Il presidente bielorusso Lukashenko ha mediato tra il presidente russo e il capo della Wagner per finire una giornata piena di tensione. Ma ora che succede?
Una giornata intensa e piena di colpi di scena. Una giornata che, forse, potrebbe aver segnato la guerra in Ucraina, e non certo a favore di Vladimir Putin. Tutt’altro. Da traditore a figliol prodigo, e nel giro di nemmeno dodici ore. Qualcosa è successo, qualcosa sta per succedere. Per anni il numero uno della Russia non faceva che temere e andare a bloccare le piccole grandi proteste delle varie regioni di una delle nazioni più grandi (per estensione) del mondo. E controllare tutti gli stati satelliti non è mai stato semplice. Alla fine però, Putin è sempre riuscito a prevalere e soprattutto a risolvere ogni situazione. Adesso però è tutto diverso. Totalmente. Già perché che si sia ribellato uno dei suoi pupilli, una specie di creatura fatta e quasi desiderata a sua immagine e somiglianza, potrebbe averlo indebolito come mai in questi vent’anni di potere.
Quando ha visto l'”amico” Evgenij Prigozhin dire in un video che stavano marciando su Mosca perché non ne potevano più e perché volevano farla pagare a quelli di Mosca, Putin per poco non ci resta. Fermo, immobile e incredulo a quello che stava vedendo. Dopo nemmeno mezzora, o forse anche meno, il discorso davanti alla nazionale per dire che i traditori, riferito a Prigozhin e ai suoi militari, non avranno avuto scampo. Nel frattempo la Wagner si mette in marcia verso Mosca che dista meno di 400 km. Nella capitale russa cala il gelo e scatta il panico, tanto che centri commerciali e musei della capitale vengono immediatamente sgomberati, la polizia scende in strada armata fino ai denti e il Sindaco di Mosca che fa un appello di non uscire di casa. Ma che sta succedendo?
Il rischio è che scoppi la guerra civile per davvero perché il monito di Prigozhin sembra tanto l’annuncio di colpo di Stato. Per questo Putim, colto di sorpresa, non sa che fare nel momento e cerca di muoversi come ha sempre fatto, ma la verità è che non sa proprio che fare. L’occidente guarda interessato e capisce di trovarsi davanti qualcosa di epocale, anche perché Putin non era mai stato così in difficoltà. La Propaganda gli è scoppiata in faccia e a far esplodere tutto non è un avversario politico, ma uno dei suoi amici più fidati.
Si va avanti con l’attesa che la Wagner si avvicini sempre di più a Mosca. Poi all’improvviso lo stop a circa 200 km da Mosca. “Ci fermiamo vogliamo evitare bagni di sangue”, dice il capo della Wagner, ma la verità è un’altra, ovvero che c’è in ballo una trattativa anzi, la trattativa. Dopo nemmeno mezzora da questa notizia dello stop e quasi della retromarcia, il Cremlino annuncia che chiunque abbia marciato verso Mosca, incluso Prigozhin, non verrà processato anzi perdonato. Mai successo prima. E chi pensa che Putin ha ottenuto l’ennesima vittoria, in realtà ha ricevuto uno dei colpi più duri del suo regime, addirittura più potente di venti o cento missili tutti insieme. Il mondo, l’Occidente soprattutto, ha visto e ora sa che può fare qualcosa di più di quello che ha fatto. Poi c’è Zelensky che ora potrebbe avere ancora più potere. Che sia una svolta della guerra è poco ma è sicuro, bisogna solo vedere che succede nelle prossime ore. E ogni scenario è possibile. Dal più banale a quello più clamoroso e imprevisto, come la clamorosa caduta di Vladimir Putin.