Serie A, interviene addirittura il governo che ha vietato l’utilizzo (a partire dalla prossima stagione) ai calciatori di indossare la maglia n° 88
Avviso a tutti i calciatori della Serie A: a partire dalla prossima stagione sportiva sarà assolutamente vietato utilizzare la maglia con il numero 88. A deciderlo non è stata la Lega Calcio oppure altri vertici sportivi, ma addirittura il governo. A fare chiarezza ci ha pensato direttamente il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. Una notizia che, quasi sicuramente, non piacerà ad alcuni atleti che da anni indossano questo numero. I primi che vengono in mente sono i centrocampisti di Atalanta e Lazio, rispettivamente Mario Pasalic e Toma Basic.
Senza parlare di Gianluigi Buffon che, tantissimi anni fa, ai tempi dei suoi esordi a Parma aveva scelto questo numero. Ovviamente la vicenda ha fatto il giro dei social network in pochissimo tempo. Tanto è vero che, su Twitter, è andato subito in tendenza. In molti, infatti, si sono chiesti il perché di questa importante scelta da parte del governo. A quanto pare il motivo è fin troppo storico. Bisogna andare indietro di un bel po’ di anni. Ancor prima della Seconda Guerra Mondiale e dai tempi del nazismo.
Come riportato in precedenza ci ha pensato direttamente il ministro Piantedosi a ribadire il perché di questa scelta: “Ci sarà il divieto per i calciatori di indossare la maglia numero 88 tra le previsioni contenute nella dichiarazione di intenti per la lotta contro l’antisemitismo sottoscritta oggi al Viminale con il mondo del calcio. L’88 è usato nei gruppi neonazisti per simbolizzare il saluto Heil Hitler (l’h è l’ottava lettera dell’alfabeto). Nel codice etico delle società viene recepito il riferimento alla definizione internazionale di antisemitismo“.
Il governo, in accordo con il mondo del calcio, ha deciso di rimuovere questo numero dal campionato di Serie A. Una decisione che, inevitabilmente, ha scatenato non poche polemiche in rete ma anche qualche commento ironico da parte degli utenti dei social. Piantedosi ha continuato dicendo: “La responsabilizzazione dei tesserati a tenere un linguaggio non discriminatorio in tutte le manifestazioni pubbliche. La definizione delle modalità di interruzione delle partite in caso di episodi di discriminazione. Sarà inoltre valutato positivamente l’atteggiamento proattivo delle società in questo campo“.