La società ha accusato il centrocampista con un passato in Serie A di perdere tempo per dedicarsi alla religione
Quando si parla di un calciatore brasiliano accusato dal suo club di essere “distratto” e di non dedicarsi adeguatamente alla sua professione, il primo luogo comune che viene in mente, senza ricorrere all’ipocrisia, è ovviamente quello delle feste, le belle donne e la vita notturna. Ecco, nel caso specifico che stiamo per raccontare, il cliché del giocatore donnaiolo è stato superato da una nuova critica, decisamente più singolare. Il San Paolo, infatti, uno dei club più importanti del calcio brasiliano e mondiale, ha accusato André Anderson (suo giocatore, in prestito dalla Lazio) di pregare troppo.
Sì, avete letto bene, la “colpa” del calciatore – che già in Italia si era fatto conoscere per la sua vocazione religiosa e la sua attività da pastore evangelico – è quella di aver dedicato gran parte del suo tempo alla sua fede, tanto da veder compromessa la sua attività professionale con il “Tricolor”. Agli allenamenti sul campo, il brasiliano (naturalizzato italiano e con 5 presenze nell’Under 20 azzurra) ha alternato le prediche in una chiesa evangelica a Santos (circa un’ora e mezza di macchina da San Paolo).
Fino a qui, niente di sconvolgente, ma il club paulista, come riportato dai media locali, ha accusato André Anderson di non aver saputo dividere bene il suo tempo tra predicazione e calcio. “Scendeva alla Baixada Santista con grande frequenza, partecipava a servizi di lunga durata che si protraevano fino all’alba. Il risultato è stato meno sonno“, si legge sul portale brasiliano UOL. Così André Anderson è stato rimproverato dallo staff tecnico, che ha richiesto al giocatore di trovare una routine più equilibrata per non compromettere ulteriormente la sua carriera calcistica.
Tra l’altro, il centrocampista ha anche fatto causa alla società brasiliana, accusata di non avergli fornito l’assistenza necessaria dopo il problema di pubalgia che è comparso a novembre dello scorso anno, periodo dal quale non ha più messo piede in campo. Dopo cinque mesi di terapie (pagate per conto proprio), ha deciso di sottoporsi a un’operazione, ma al tempo stesso richiedendo un risarcimento al San Paolo, oltre alla proroga di un anno del suo contratto (da contratto il prestito della Lazio scadrebbe esattamente domani). Si vedrà più avanti a chi darà ragione la giustizia brasiliana.