Viaggio nel quartiere dove si è consumato l’atroce delitto della diciassettenne. I residenti: “Era un tipo poco affidabile, lo sapevano tutti”
Ci sono raggi di sole che illuminano e toccano delicatamente l’asfalto dove è stata ritrovata morta Michelle e dove ci sono dei fiori, ma solo lì perché il cielo è coperto, non del tutto, ma quanto basta per far capire l’atmosfera che c’è a Primavalle. Sconcerto, tristezza e amarezza, ma soprattutto rabbia. Tanta rabbia. Quella non se ne va e chissà mai se andrà via. Il giorno dopo l’omicidio di Michelle Causo, la ragazza romana trovata morta dentro un carrello della spesa, avvolta in un sacco della mondezza, vicino ai cassonetti di via Stefano Borgia davanti al civico 14, nel quartiere c’è ancora tanto sgomento, ma anche tanta paura e rassegnazione. “Dovrebbe essere messo lì, in mezzo alla strada a disposizione di tutti, prima dei parenti e poi noi, l’individuo che ha fatto quello scempio, un maledetto. Mi dispiace, ma ci vuole la pena di morte“, dice un ragazzo di nome Matteo, col volto livido di rabbia. E ce n’è tanta nella piazzetta antistante a Via Stefano Borgia, dove è stato trovato il corpo della povera Michelle.
Tutti sono senza parole. Tutti vorrebbero prenderlo e farsi giustizia da soli. “Si conosceva, si sapeva che tipo di ragazzo fosse” dicono alcune persone che passano veloci. C’è un via vai di ragazzi, mamme e persone anziane davanti al luogo del ritrovamento. Tanti arrivano lì, si fanno il segno della croce e depositano dei fiori per Michelle. Alcuni piangono e non hanno voglia di parlare, ma solo di far passare il tempo perché qui a Primavalle, “spesso non passa mai e la sera è qualcosa di allucinante, ma non così“. Una signora si avvicina e si apre, dice di chiamarsi Tiziana, è un po’ timorosa, ma emozionata perché lei conosceva Michelle, non vuole essere ripresa e mentre parla, singhiozza: “Abito a Torrevecchia, non qui, abito dove abitava Michelle, sono venuta per lei, sono venuta per vedere dove è successo e fare una preghiera. La conoscevo da piccola, era una bravissima ragazza, ma davvero, di quelle a cui non si può non voler bene, sempre gentile, sempre disponibile. E’ incredibile quello che le è successo, non mi do pace, non oso immaginare come possano stare i genitori”.
Sul luogo dell’omicidio, porta e scale imbrattate di sangue: il percorso fatto dall’assassino
Sono 110 metri esatti, quelli che il presunto assassino ha fatto da Via Giuseppe Benedetto Dusmet 25, il luogo dove la polizia presume sia stata ammazzata Michelle, fino a via Stefano Borgia 14, il luogo dove è stata ritrovata morta la ragazza dentro un carrello della spesa. Dalla sua abitazione fino ai cassonetti, ha camminato, il presunto assassino, portando questo carrello con all’interno il sacco nero che avvolgeva il corpo di Michelle. L’ha fatto nel primissimo pomeriggio, a cielo aperto, passando davanti la scuola elementare Alberto Sordi e facendo la via al contrario perché via Stefano Borgia è a senso unico ad andare in giù e lui nel senso opposto spingeva il carrello.
Da una parte e dall’altra ci sono palazzi, impossibile non essere visto, poi a quell’ora. Quasi con sfrontatezza, quella di chi “pensa di farla franca“ oppure è andato talmente fuori di testa da non rendersi conto di quello che stava facendo”. Davanti all’abitazione del baby-killer ci sono due poliziotti che piantonano il palazzo e non fanno entrare nessuno. “Era un tipo strano, uno di quelli a cui non daresti mai la mano. Non parlava mai ed era uno stronzo, non lo dico perché ha fatto quello che ha fatto, lo dico perché ho sempre pensato questo, ma mai mi sarei immaginato che potesse fare una roba del genere”