La realtà dei fatti così come testimoniata dai diretti interessati è confermata anche dai dati: gli studenti non hanno più alcun rispetto dei professori considerati inetti e falliti
Entrare dentro un’aula scolastica che sia di un istituto del nord, del sud o del centro ormai fa paura. Fa paura a tutti quei professori che per anni hanno ritenuto la loro professione come un vanto e che oggi invece si sento la ruota di scorta di una società che non solo li ricompensa con stipendi al limite della fame ma li lascia totalmente in balia dei ragazzi. Per i giovani l’apprendimento non è più una priorità.
Divertirsi, fare gruppo, fare soldi e perché no, magari diventare anche famosi sui vari social in tenera età, queste sono le priorità dei giovani di oggi. Il problema si riflette in maniera evidente sulla scuola dove insegnare è diventata missione impossibile con il rischio di finire in pasto al bullismo giovanile. Già perché il bullismo non solo si mostra in tutte le sue forme nei rapporti tra ragazzi ma a finire nell’occhio del ciclone sono molto spesso anche i professori lasciati a combattere giornalmente contro classi da 25/30 alunni. Gli insegnanti sono totalmente soli contro i ragazzi e i genitori che nella stragrande maggioranza delle volte giustificano il comportamento dei propri figli come semplici “ragazzate” ma di ragazzate come nei casi di Abbiategrasso o di Rovigo non si tratta affatto.
I professori come carne da macello: anche dal ministero serve un cambio di rotta
Per non parlare poi dei ricorsi contro le bocciature e le insufficienze e gli esposti alla magistratura contro presidi e insegnati ora per la scarsa competenza, ora per l’eccessiva severità. Insomma per i genitori tutto è giustificabile tranne il drastico abbassamento dei voti in condotta e dell’aumento delle sospensioni negli anni post Covid. Il tutto in un contesto, quello delle nostre scuole dove il numero di alunni continua ad aumentare giornalmente nelle classi a causa della mancanza di strutture. Avere a che fare con 25 teste con le quali relazionarsi sicuramente è diverso da trent’anni fa quando i ragazzi non arrivavano neppure a quota 15 negli ultimi anni del liceo.
A testimoniare quanto stiamo dicendo possiamo citare solo due, i più gravi forse, o meglio i più lampanti episodi di violenza contro i professori avvenuti in questo anno scolastico. Parliamo del caso di Abbiategrasso dove un’insegnante è stata ripetutamente accoltellata con un coltello da caccia da un suo alunno. Oppure di Rovigo dove due maturandi hanno pensato bene di chiudere in bellezza il loro percorso scolastico sparando con la pistola a pallini in testa alla professoressa intenta a spiegare. Sul tema per altro è intervenuto anche il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara che solo pochi giorni fa annunciava una mini rivoluzione nel valore del voto di condotta per restituire ai professori quel rispetto e quell’autorità che hanno perso. Nella società di oggi gli studenti li ritengono inutili falliti in quanto incapaci di essersi garantiti qualcosa di meglio dello stipendio da fame che entra nelle loro tasche.