Proseguono le proteste degli attori a Hollywood, che allungano gli scioperi, in attesa di una revisione del contratto collettivo con i produttori.
Dopo lo sciopero degli sceneggiatori, dei doppiatori e dei registi, ecco anche la categoria degli attori a pretendere un trattamento diverso da parte delle produzioni statunitensi.
A Hollywood prosegue la questione degli scioperi, che stavolta comprende anche migliaia gli interpreti, intenti a sabotare alcuni programmi televisivi e produzioni cinematografiche.
I temi sono sostanzialmente sempre gli stessi: sfruttamento sul posto di lavoro, orari al limite del sopportabile e, soprattutto paghe non conformi allo sforzo lavorativo. Sebbene gran parte degli aspiranti attori che sbarca a Los Angeles, sia più che propensa a sacrifici e paghe misere nei primi periodi della propria attività lavorativa, è innegabile che molti di questi vengano sfruttati anche oltre quello che può essere un sano sentimento di stacanovismo. Difatti, a fronte di un indotto economico tutt’altro che misero, gli attori che ne fanno attivamente parte, percepiscono una percentuale minima della grandiosa macchina produttiva di Hollywood.
Mancano poche ore alla scadenza del contratto collettivo degli attori e le grandi Major, come Disney, Netlfix e Sony, sono occupate a concepire un accordo in extremis, per evitare di bloccare la produzione di serie tv, film e programmi televisivi. Alle proteste, si sono uniti anche attori blasonati come Jennifer Lawrence, Meryl Streep e Ben Stiller, i quali, ovviamente, non hanno subito alcun sopruso in prima persona da parte dei produttori, ma che ci hanno tenuto comunque a manifestare il proprio supporto alla causa degli attori meno fortunati o più giovani. E’ scontato precisare che i lavoratori coinvolti personalmente in tali proteste, non sono gli interpreti più famosi e amati dal grande pubblico, ma quella generosa fetta di attori secondari, che vengono ripagati con percentuali minime sui mastodontici traffici economici del settore. Sono ben 160 mila gli attori iscritti al sindacato e 11 mila di questi sono occupati dal primo maggio nelle proteste. A breve scopriremo se i giganti di Hollywood avranno soddisfatto le richieste, oppure se si dovrà prolungare una guerra sanguinosa per le casse dell’industria audiovisiva statunitense.