Il Mes continua a far discutere e Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera, ha opinioni decise sulla strada da percorrere.
Non è un segreto che Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera, non abbia a cuore l’Unione Europea e le sue politiche, di cui ha evidenziato alcune criticità in un’intervista a La Stampa.
Per ribadire le perplessità nei confronti del Mes, Rampelli l’ha definito come “un’istituzione poco democratica, che ci costringerà ad aumentare il nostro debito”, oltre ad “aver indebolito indebolito gli stati invece di salvarli”.
Nonostante queste aspre parole, la maggioranza – di cui Rampelli fa ovviamente parte, essendo uno storico dirigente di Fratelli d’Italia – non ha bocciato subito la proposta del Mes, rinviando soltanto la decisione. Rampelli ha spiegato: “Noi abbiamo dei dubbi sul Mes, per come è configurato e per il costo, ma la ragione del rinvio sta tutta nella necessità di sincronizzarlo con le altre partite aperte in Europa, che vanno trattate salvaguardando l’interesse nazionale. Di certo, anche in caso di trattative andate male, non conviene all’Italia giocare a carte scoperte o anticipare la ratifica del Mes”. Rampelli prosegue, commentando l’insistenza nel ricercare un intervento diretto della Meloni: “Non si capisce per quale motivo dovrebbe essere proprio Giorgia Meloni, la persona più critica sull’efficacia del Mes, ad accelerante il licenziamento. Incomprensibile questa insistenza”.
Sulle posizioni di Salvini, anche in caso di approvazione, il vicepresidente della camera ribadisce la compattezza della maggioranza: “La maggioranza di muove comprata. Può capitare che su alcuni provvedimenti qualcuno sia più perplesso, ma dopo il necessario confronto si giunge a una decisione comune”. Sul ritardo della terza rata del Pnrr: “Gli allarmismi sul Pnrr sono un’altra caccia alle streghe. Siamo in perfetta tabella di marcia, nonostante i tempi siano troppo stretti e il lavoro che ci è stato lasciato in eredita ancora acerbo, quindi con qualche fisiologica imperfezioni cui stiamo ponendo rimedio”.
Infine, Rampelli ha commentato la condotta al Parlamento europeo della leader Meloni, che ha coraggiosamente remato contro gli storici alleati nazionalisti presenti nel vecchio continente, sul tema migranti (Ungheria e Polonia): “Meloni si è spesa per fare da cerniera con i paesi di Vesegrad, che hanno condizioni sociali ed economiche più fragili e maggiori difficoltà a misurarsi con un’immigrazione incontrollata come l’ha voluta la sinistra fino ad oggi. Difendendo legittimamente i propri interessi nazionali, cosa che l’Italia ha fatto di rado. Le proposte di Meloni per bloccare i movimenti primari, lavorando insieme ai paesi del Nordafrica, sono chiare e certamente condivise. Si lavorerà per accorciare le distanze sul resto”.