L’onorevole Giangiacomo Calovini, esponente di FdI, in esclusiva ai nostri microfoni: “In questo momento mi trovo a Parigi. Ecco come vive il periodo la capitale francese”.
L’omicidio di Nahel in Francia ha fatto scoppiare una vera e propria rivoluzione. Ormai da cinque giorni si registrano proteste violente in tutto il Paese e il bilancio dei feriti e dei fermati aumenta giorno dopo giorno. La nostra redazione ha contattato Giangiacomo Calovini, capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione Esteri alla Camera, per fare il punto della situazione.
Onorevole Calovini, Lei si trova a Parigi in questo momento. Che situazione c’è al momento?
“Sono arrivato in centro a Parigi solamente ieri pomeriggio. Durante il giorno la situazione è tranquilla. La sera, invece, c’è un numero di forze dell’ordine importante, ma posso dire che, a parte qualche piccola tensione, qui non è successo nulla di particolare almeno da quando ci sono io“.
Quindi possiamo dire che le situazioni più critiche si registrano in altre città.
“Da quello che ho letto sì. Per esempio a Parigi gli scontri avvengono più nelle periferie“.
Gli scontri vanno avanti ormai da tempo. Quale potrebbe essere la soluzione per mettere di far smettere queste violenze?
“Dal mio punto di vista la presenza delle forze dell’ordine è doverosa. Ma credo che il problema nasca a monte e si doveva fare qualcosa prima per evitare quanto sta succedendo in questi giorni“.
Macron nei giorni scorsi ha chiesto ai giovani di restare a casa. Come valuta questo comportamento del presidente francese?
“L’appello del presidente Macron è condivisibile. Tutti chiederebbero ai giovani di restare a casa, ma è arrivato un po’ tardi. Senza dimenticare che in Francia si è capito solamente oggi che le seconde, le terze e le quarte generazioni degli immigrati non si sono integrati. Ma in realtà questo è un problema che va avanti da tempo e, come detto in precedenza, andava affrontato prima“.
Intanto le proteste si spostano anche in Belgio e in Svizzera. C’è il rischio di avere scontri anche in altri Paesi?
“La mia impressione è che non ci sia questo rischio. Il Belgio, come la Francia, ha il problema della mancata integrazione delle seconde, terze e quarte generazioni delle persone immigrati e quindi le proteste erano prevedibili. Ad oggi non vedo questi problemi in altri Paesi europei“.