Andrea Di Giuseppe, deputato di Fratelli d’Italia (Fdi) ha denunciato come il racket dei migranti arriva a tentare di corrompere i politici per riuscire nei propri traffici
E’ venuto alla luce un grande business tra Pakistan, Bangladesh e Filippine e altri paesi asiatici grazie alla denuncia del deputato di Fratelli d’Italia Andrea Di Giuseppe, eletto nel collegio estero della circoscrizione del Centro-Nord America. La storia è stata riportata dal quotidiano Libero in edicola oggi e racconta la vicenda che è partita dal marzo scorso grazie alla denuncia del deputato al Nucleo di Polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Roma.
In Italia il problema dell’immigrazione clandestina è uno dei più sentiti dall’opinione pubblica, dal Mediterraneo infatti giungono migliaia di persone in cerca di riparo, molte delle quali in fuga da condizioni davvero disastrose. L’Italia ha più volte chiesto aiuto all’Unione Europea per cercare di gestire queste migliaia di persone che sbarcano sulle nostre coste.
La denuncia del deputato
Una storia incredibile per capire meglio come il racket dei migranti cerchi sempre nuovi metodi per portare a compimento i loro “affari”. Era il 28 marzo scorso quando l’onorevole Andrea Di Giuseppe, di Fratelli d’Italia, venne avvicinato dal titolare di un ristorante, di origini bangladesi, che gli avrebbe chiesto di fare da tramite con un ipotetico quanto fantomatico console italiano in Bangladesh per facilitare il rilascio di visti in entrata per l’Italia, parlandogli apertamente di compravendita di visti d’ingresso. Un fatto gravissimo perpetrato senza timore del reato a cui stava andando incontro. Di Giuseppe decide di ascoltare la proposta, ma lo fa registrando tutto con il suo smartphone. Una vera e propria proposta di corruzione con tanto di tariffario spettante per il politico se avesse accettato di aiutare l’immigrazione clandestina: 15mila euro per un visto di lavoro e 7mila per quello turistico. Ci sono anche le cifre dettagliate sulla divisione della somma: il 50% a metà tra il titolare del ristorante e il presunto complice in Bangladesh, l’altra metà per spese e per “convincere” i vari personaggi che avrebbero favorito il rilascio dei visti. Con il parlamentare di turno che incasserebbe 300mila euro subito e poi 120mila euro al mese, con la ragionevole certezza di poter incassare fino a 3 milioni in un solo giorno.
Di Giuseppe denuncia tutto alla Guardia di Finanza
Il deputato, però, ha raccontato tutto alla Guardia di Finanza, consegnando file audio e video registrati col cellulare, poi è partito per Miami, dove vive, ed è stato avvicinato da un uomo che afferma di avere un amico in comune, proprio il titolare del ristorante. Di Giuseppe si è rivolto proprio ai finanzieri per capire anche come muoversi e come comportarsi negli incontri successivi. Quando viene di nuovo avvicinato a Miami per un altro tentativo di corruzione, tutto viene nuovamente registrato e denunciato. La Guardia di Finanza ha aperto un fascicolo sul caso e ha cominciato a indagare, ma nel frattempo Di Giuseppe ha ricevuto minacce neanche tanto velate. Infatti, mentre passeggiava per le vie di Roma è stato avvicinato da un uomo in bicicletta che gli ha detto: “Onorevole, chi si fa i ca**i propri vive più a lungo….!” Nel frattempo il deputato di FdI è stato pubblicamente elogiato per il suo coraggioso comportamento dal vicepresidente della Camera. Fabio Rampelli: “Comportamento coraggioso ed esemplare del nostro deputato romano Andrea Di Giuseppe che ha denunciato alla Guardia di Finanza un tentativo di corruzione e scoperchiato un traffico internazionale di permessi di soggiorno di lavoro e turistici. Un imprenditore affermato, neo parlamentare eletto nel collegio estero degli Stati Uniti con una storia di militanza importante che gli ha consentito di resistere non solo e non tanto alle profferte economiche, ma soprattutto alle minacce e alle intimidazioni. Il che dimostra anche quanto sia importante la scuola insostituibile della passione politica disinteressata, coltivata all’ombra di un amore profondo per la propria nazione”