La controversa colletta su GoFundMe ha destato grande attenzione e generato dibattiti sul ruolo e l’etica delle piattaforme di crowdfunding.
La controversa raccolta fondi aperta in supporto al poliziotto responsabile dell’uccisione di Nahel, avvenuta in Francia, ha raggiunto una cifra veramente notevole (e che porta a molte riflessioni) prima della sua chiusura. Secondo quanto riportato da Bfmtv, infatti, la piattaforma online GoFundMe ha raccolto 1.636.240 euro provenienti da oltre 85.000 donazioni. Tuttavia, l’organizzatore della raccolta fondi, l’attivista di estrema destra francese Jean Messiha, ha disabilitato i pagamenti martedì sera.
Questa raccolta fondi, che aveva suscitato molte polemiche e indignazione, era stata creata in seguito all’uccisione del diciassettenne Nahel da parte di un agente di polizia a Nanterre. Dopo una serie di pressioni, l’ideatore della raccolta aveva promesso di chiuderla. Tra coloro che avevano criticato fortemente questa iniziativa c’era il deputato socialista Arthur Delaporte. Il parlamentare del Calvados aveva inviato una lettera al Procuratore della Repubblica di Parigi, Laure Beccuau, nella quale elencava i reati commessi dalla raccolta fondi e dal suo promotore. Delaporte parlava di istigazione all’odio o alla violenza, di possibili finanziamenti diretti a seguito di una condanna giudiziale e di un serio rischio di turbamento dell’ordine pubblico.
La raccolta fondi delle polemiche
Il deputato ha affermato senza esitazione che l’ideatore di questa raccolta fondi aveva sfruttato la tragedia di Nanterre per promuovere e diffondere le sue idee politiche che incitano all’odio. In risposta alle accuse, Jean Messiha ha utilizzato Twitter per annunciare la chiusura della raccolta fondi a partire da martedì sera, sfidando Delaporte, ex portavoce della campagna di Eric Zemmour, dicendo che non avrebbe potuto fare nulla al riguardo.
Nel corso della giornata di lunedì, il Primo Ministro francese Elisabeth Borne aveva dichiarato che questa raccolta fondi “non ha contribuito alla pacificazione“, pur specificando che non spettava al governo decidere o meno sulla sua esistenza. Nel frattempo, diversi politici di sinistra hanno espresso la loro indignazione sui social media. Ad esempio l’eurodeputata della LFI, Manon Aubry, ha scritto: “Il messaggio? Vale la pena uccidere un giovane arabo“. Anche Clémence Guetté, rappresentante all’Assemblea nazionale, ha denunciato “l’indecenza e l’orrore assoluto” di quello che era accaduto. A questo punto sarà interessante vedere come le autorità competenti affronteranno questa situazione e se ci saranno eventuali conseguenze legali per l’organizzatore della raccolta fondi e per coloro che hanno donato.