Scatta l’allarme dell’Unicef sull’acqua potabile in casa. Ecco cosa dice il rapporto pubblicato in accordo con l’Organizzazione Mondiale della Sanità.
E’ stato pubblicato il rapporto sull’acqua potabile in casa dall’Unicef e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Come riportato da TgCom24, nel report è stato lanciato un allarme importante e la richiesta di un intervento per cercare di ridurre il gap presente in alcune zone del mondo.
Entrando nei dettagli, il report ha sottolineato che più di due miliardi di persone non hanno a disposizione acqua da bere gestita in modo sicuro nelle loro abitazioni. In più ancora persiste il gender gap. Nel senso che le donne sono le principali responsabili per la raccolta d’acqua in un rapporto di sette su dieci.
Una situazione per le donne non favorevoli. Secondo questo report, sono le ragazze a dover affrontare viaggi più lunghi per prendere l’acqua potabile. “Ogni passo che una donna compie per la raccolta, allontana quest’ultima dall’apprendimento, dal gioco e dalla sicurezza“, ha sottolineato Cecilia Sharp, direttrice Unicef peri servizi idrici e la riduzione del rischio climatico e ambientale.
E poi ha aggiunto: “Acqua, bagni e impianti per lavare le mani non sono sicuri e questo privano le bambine del loro potenziale oltre che compromettono il loro benessere e aumentano i cicli di povertà. Implementare queste strutture e risorse è fondamentale per raggiungere l’accesso all’acqua e ai servizi igienici e per ridurre definitivamente questo gender gap”.
Comunque passi avanti sono stati fatti. A sottolinearlo è sempre il report dell’Unicef. In particolare, tra il 2015 e il 2022 l’accesso delle famiglie all’acqua potabile è cresciuta al 73%. I bagni sono passati al 57% e le strutture al 75%.
Nonostante questi numeri assolutamente positivi, c’è assolutamente la necessità di fare un ulteriore passo in avanti per consentire a tutti di poter godere dell’acqua potabile e quindi dare una svolta importante alla loro vita.