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Politica

Salario minimo, per la Cgia di Mestre incrementa le irregolarità

Published by
Leonardo Marcucci

Per la Cgia di Mestre, la proposta di Pd e M5s sul salario minimo non porterebbe particolari benefici, ma al contrario rischierebbe di alimentare il lavoro irregolare e la retribuzione in nero.

Il dibattito sul salario minimo prosegue e, mentre l’opposizione continua a spingere a favore di questa importante riforma, la Cgia di Mestre ha effettuato delle analisi approfondite sulle conseguenze reali.

Salario minimo aumenta le irregolarità? La Cgia di Meste crede di si, Notizie.com

La proposta presentata negli scorsi giorni alla Camera per il salario minimo a 9 euro lordi, pare non convincere la gran parte degli analisti, che hanno avanzato delle ipotesi sulle reazioni del mondo del lavoro a questa riforma.

Una proposta controproducente?

Lo studio avrebbe fatto emergere che, in quei settori in qui i minimi tabellari dei salari sono al di sotto della soglia proposta di 9 euro, gli imprenditori, costretti a far salire il minimo salariale dei propri dipendenti, preferiranno licenziarne alcuni e diminuire le ore ufficiali di lavoro, pagando in nero le ore avanzanti, per compensare la differenza. Una contromisura plausibile, che renderebbe la riforma piuttosto inutile, se non dannosa. Il ragionamento complessivo è controverso, e gli studi e le analisi contradditorie si stanno accavallando una dietro l’altra. Difficile orientarsi in una mole di dati e interpretazioni di tale importanza. Ciò che è certo, è che Matteo Renzi e quindi Italia Viva, si sono prontamente distanziati dalla proposta di Pd e M5s.

In dubbio le conseguenze del salario minimo, Notizie.com

Secondo la disamina degli analisti di Mestre, inoltre, il mercato del lavoro andrebbe incontro a più di una conseguenza negativa. La prima risiede nella possibilità che, in molti settori in cui attualmente la retribuzione all’ora supera di gran lunga i 9 euro proposti, si tenda al ribasso dei salari, proprio perché comunque tutelati dalla riforma, che li includerebbe nella fazione dei “buoni”. Da considerare anche l’effetto opposto, ovvero la necessità di adeguare, nel caso di un eventuale aumento di salario per un dipendente di un azienda, anche i salari di chi già guadagnava di più, con un effetto domino, che costerebbe alle aziende ingenti somme di denaro. Alle casse dello Stato il tutto causerebbe un aumento di gettito di 15 miliardi di euro (entrate Irpef, reddito di cittadinanza, assegno unico e minori uscite per i sussidi), ma un costo stimato tra i 2,5 miliardi, inclusi Tfr e tredicesima e gli 8,3 miliardi di euro, calcolando solo il trattamento minimo.

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Leonardo Marcucci