“Il posto dell’Ucraina è nella Nato“, ma l’adesione non avverrà durante la guerra con la Russia. È quanto emerso durante il summit di Vilnius oggi, martedì 11 luglio.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky non ha preso bene la notizia: “È inaudito e assurdo che non ci sia un calendario né per l’invito né per l’adesione dell’Ucraina alla Nato e che si aggiungano strane formulazioni sulle condizioni anche solo per l’invito”, ha scritto sul suo canale Telegram, spiegando che il clima di incertezza attorno all’ingresso nel Patto Atlantico incoraggia la Russia a continuare la guerra.
Sono giorni di decisioni importanti per la Nato. Proprio ieri il presidente turco Recep Tayyp Erdogan ha tolto il veto sull’ingresso della Svezia. Come cambieranno gli equilibri mondiali? Cosa sta succedendo?
Ne abbiamo parlato in esclusiva con il senatore della Lega Marco Dreosto, segretario della Commissione esteri e difesa di Palazzo Madama.
L’adesione dell’Ucraina nella Nato è più vicina, ma gli Usa dichiarano che non c’è un calendario. Perché?
“È necessario continuare a sostenere il popolo ucraino davanti alla brutale aggressione russa ma per l’adesione dell’Ucraina alla Nato bisogna agire con una visione in prospettiva ricordando che a nessun Paese e mai stato chiesto di aderire all’Alleanza Atlantica in caso di conflitto in corso. Per cui è indispensabile raggiungere quanto prima un cessate il fuoco e una pace per poter ragionare in maniera sinergica assieme agli alleati sul futuro dell’Ucraina. Bene il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani che ha proposto un Consiglio permanente Nato – Ucraina per preparare il terreno all’eventuale adesione proprio per compiere quei passi necessari che garantiscano la sicurezza e la sovranità territoriale dell’Ucraina permettendo in contemporanea quei passi per il raggiungimento della pace e non mosse che la possano ostacolare“;
Il vertice Nato di oggi a Vilnius è molto importante, non solo per l’Ucraina, ma anche per l’ingresso della Svezia, dopo che la Turchia e l’Ungheria hanno tolto il veto. Erdogan ha accettato a patto che venga creato un Coordinatore per la lotta al terrorismo, e che vengano allenate le limitazioni per l’export di armi verso Ankara. Ma ha detto sì anche perché ha ottenuto dalla Svezia l’impegno a sostenere l’ingresso della Turchia in Ue come Stato membro. In più, c’è la questione degli F-16 che otterrà dagli Stati Uniti. Qual è l’altra faccia della medaglia a fare compromessi con Erdogan?
“L’abilità negoziale di Erdogan è indubbia. È riuscito per l’ennesima volta a ribaltare una situazione a proprio vantaggio. Se da un lato vi è la necessità di riallacciare e rafforzare i rapporti tra Occidente e Ankara, altra cosa è l’entrata della Turchia nell’Unione europea. Su quest’ultimo argomento sarei particolarmente cauto. Questo potrebbe avere delle ripercussioni sugli equilibri europei, già sotto pressione da molteplici fattori. Basti pensare che in caso di adesione, la Turchia potrebbe contare degli stessi voti in Consiglio europeo della Germania. Vi sono Paesi europei, come Grecia e Cipro, che hanno un contenzioso aperto con Ankara e anche noi in Libia dobbiamo capire le mire turche nella nostra ex quarta sponda. Insomma un risiko geopolitico particolarmente complesso al quale non vedo una facile soluzione, per usare un eufemismo“;
Biden è favorevole alla modernizzazione militare della Turchia: è solo per rafforzare la capacità militare della Nato?
“Per la sua posizione geografica, la Turchia è sempre stata una cerniera tra Occidente e Oriente ed è stata utilizzata per il contenimento della Russia sul versante Mediterraneo. Ma io farei un ragionamento di più ampio respiro: la modernizzazione dei sistemi di difesa dell’Alleanza deve essere complessiva. Per troppi anni abbiamo pensato che la guerra e eventuali attacchi potessero arrivare solo nel dominio cibernetico. Dal 24 febbraio ci siamo resi conto che una guerra è ancora combattuta nei domini tradizionali come quello terrestre, aereo e navale. Ecco come il rafforzamento delle difese di tutti gli alleati, compresi i nostri per la difesa italiana, devono essere presi in considerazione proprio per difenderci da minacce tradizionali o ibride provenienti da attori ostili statuali o non. La difesa della nostra sovranità avviene anche attraverso la difesa, la deterrenza e la protezione delle nostre infrastrutture e asset strategici che non possono essere scoperti in un momento di alta tensione internazionale“;
Come cambieranno gli equilibri con la Russia con l’ingresso della Svezia nell’Alleanza Atlantica?
“È sufficiente guardare una mappa per capire che il baricentro si sposta verso Nord. Per questo come governo italiano cerchiamo di riaffermare che oltre al giusto supporto all’Ucraina sul fianco Est, importantissimo sarà ora prestare particolare attenzione anche al fianco sud dell’Alleanza, investendo su tutti e tre i “core tasks” Nato, per cui non solo difesa e deterrenza, ma anche sicurezza cooperativa, prevenzione e gestione delle crisi. Cercando, così, di focalizzarci – come da tempo richiesto dalla Lega – anche sulla sicurezza del Mediterraneo allargato e sulla stabilizzazione del nord Africa e Sahel, aree strategiche per l’interesse nazionale italiano e dell’alleanza, dove la Russia ma anche la Cina stanno cercando di espandere la loro influenza. La difesa del Mediterraneo è la difesa del fronte sud dell’alleanza: per questo chiediamo alla Nato un approccio a 360°, specie ora che con l’allargamento a Svezia e Finlandia, il baricentro si sposta verso Nord. Non dobbiamo e non possiamo chiudere un occhio su cosa sta succedendo sul fianco sud: flussi migratori che possono essere usati da attori ostili per destabilizzare l’Italia e l’Europa, garantire la libera circolazione delle navi commerciali nel bacino mediterraneo – fondamentali per garantire gli scambi commerciali tra noi e il resto del mondo – protezione delle infrastrutture come oleodotti, gasdotti, elettrodotti e cavi internet sottomarini. Il Mediterraneo deve tornare centrale per la Nato e l’Italia può giocare in questa partita un ruolo da protagonista“.