“Nessun Paese coinvolto in un conflitto può entrare a far parte della Nato, perché questo coinvolgerebbe in maniera diretta gli altri Alleati, spingendoli in un confronto diretto con la Russia. Questo limite non può essere superato in questo momento”.
In esclusiva su Notizie.com, Claudio Bertolotti, ricercatore dell’Ispi, analizza gli scenari possibili dopo il vertice Nato di Vilnius.
Zelensky si dice fiducioso sull’ingresso dell’Ucraina nella Nato dopo la guerra. Quali saranno i tempi?
“I tempi saranno lunghissimi. E non sono così ottimista sul fatto che prima o poi l’Ucraina possa entrare a far parte dell’Alleanza, per due motivi. Il primo è che serve l’unanimità, e sul piano diplomatico, col tempo, si può ottenere. Il secondo è che in Ucraina c’è la presenza fisica delle forze armate della Federazione russa. Fino a che resteranno sul territorio non ci sarà nessun processo che dia il via a una valutazione favorevole nei confronti di Kiev, perché il Paese deve essere trasparente dal punto di vista del coinvolgimento di un conflitto, e i suoi confini devono essere sotto il controllo dell’autorità statale. A meno che l’Ucraina non rinunci ai territori che sono sotto il controllo russo. Questo però, è improbabile e molto rischioso, perché darebbe ragione alla Russia che ha usato la forza militare”;
Medevedev ha dichiarato che l’Occidente si avvicina a una terza guerra mondiale. Lavrov ha accusato la Nato di essere tornata agli schemi della guerra fredda e che l’eventuale concessione degli F-16 a Kiev sarebbe considerata una minaccia nucleare. Sono scenari possibili?
“Dobbiamo essere molto cauti nel valutare seriamente le affermazioni di Medvedev e un po’ meno quelle di Lavrov. La narrazione dei portavoce russi e dei rappresentanti istituzionali di russi si rivolge a un uditorio interno, serve a tranquillizzare e condizionare l’opinione pubblica attraverso la propaganda. È abbastanza improbabile, ad oggi, che ci si trovi in maniera concreta di fronte allo scenario della terza guerra mondiale, anche se dal punto di vista ipotetico è possibile. Al tempo stesso non darei troppo peso alle dichiarazioni che arrivano dal fronte ucraino, perché da un lato sono dettate dalla preoccupazione, dall’altro invece, dall’esigenza del presidente Zelensky di essere recepito dall’opinione pubblica interna come un attore forte che si impone e manifesta la delusione nei confronti di un’Alleanza Atlantica, che si auspicava potesse aprire in maniera eccezionale porte che invece sono chiuse da regole stringenti, molto prudenti e basate sull’opportunità delle dinamiche delle relazioni internazionali”;
L’apertura a Kiev da parte della Nato dopo la guerra non è l’unica novità di questi giorni. Il presidente turco Erdogan ha tolto il veto per l’ingresso della Svezia. Una delle “clausole” è la questione degli F-16 da parte degli Usa. Biden ha interferito troppo sull’ingresso di Ankara nell’Ue?
“La questione dell’Ue non è minimamente da prendere in discussione. Erdogan l’ha tirata fuori dal cilindro, forse più nei confronti dell’opinione pubblica turca, ma la Nato e l’Ue, pur essendo composte perlopiù dagli stessi soggetti, non condividono nulla sul piano statutario. Nessuna può influire sull’altra né tantomeno gli Stati Uniti possono mettere voce su un capitolo che interessa esclusivamente i Paesi europei. Anzi, trovo abbastanza offensivo che Biden abbia anche solo accennato a un sostegno alla Turchia per un eventuale ingresso nell’Ue. Non ha titolo per fare questo e lo trovo molto arrogante”;
Erdogan ha tolto il veto alla Svezia nella Nato, a patto che venga creato un Coordinatore per la lotta al terrorismo, e che vengano allenate le limitazioni per l’export di armi verso Ankara. Ma ha detto sì anche perché ha ottenuto dalla Svezia l’impegno a sostenere l’ingresso della Turchia in Ue come Stato membro.
“Erdogan ha giocato molto bene le sue carte. Cercava il compromesso. Chiudendo a una questione che vedeva disponibile gli altri attori, cioè l’ingresso della Svezia, ha aperto la strada a una negoziazione. Oggi alcuni temi sono stati messi sul tavolo, dando la possibilità ad Erdogan di portare a casa qualche risultato che non avrebbe potuto raggiungere se avesse sostenuto l’allargamento della Nato in Nord Europa”;
Qual è l’altra faccia della medaglia di scendere a patti con Erdogan?
“Erdogan gioca la sua partita. Non è un attore particolarmente apprezzato a livello europeo, ma non possiamo farne a meno, perché è un alleato della Nato e ha la possibilità di confermare la presenza su un fronte che – se fosse escluso – riuscirebbe a creare un vuoto a favore di Russia Cina. Erdogan ci ha abituati già da molti anni al compromesso, lo abbiamo visto sulla questione migratoria. In quel caso si è assunto l’onere di limitare i flussi migratori irregolari verso l’Ue a fronte di compensazione economica molto importante. Quindi, quando si fanno compromessi con Erdogan dobbiamo sapere che spesso si chiude un occhio, o gli viene chiesto di non farci vedere le decisioni che metterà in atto. Nel caso dell’immigrazione si tratta del mancato rispetto dei diritti umani”;
In questo contesto internazionale, quali sono gli scenari possibili?
“La questione tempo è sollevata anche da Zelensky, quando ha detto che è inaccettabile che non venga definito un programma. In realtà è impossibile da fare, perché ogni tipo di processo per l’inserimento dell’Ucraina della Nato deve partire dalla fine della guerra”;
Quando finirà?
“La fine della guerra è lontana, perché lo scenario che si prospetta a quello di “logoramento e attrito” ancora sul medio-lungo periodo. Lo scenario nel breve periodo è quello attuale, cioè di una limitata capacità militare in termini di controffensiva da parte dell’Ucraina, che in parte erode le difese russe. Ma Mosca ha la possibilità – attraverso la mobilitazione massiccia – di consolidare le posizioni attualmente tenute e che difficilmente l’Ucraina riuscirà a recuperare”.