L’ex tennista azzurro ha commentato il percorso di Jannik in Inghilterra. Poi sulla finale tra Nole e Alcaraz: “La leggenda contro chi raccoglierà l’eredità dei big”
Manca solo la finalissima. Il “vecchio” (che poi tutto è tranne che… vecchio) contro il “nuovo” che avanza, pronto a raccogliere l’eredità delle leggende del tennis. Novak Djokovic di fronte a Carlos Alcaraz, i due si passano 16 anni. Ma il talento non ha età, soprattutto quando è accompagnato dalla mentalità e dalla dedizione. “Se Nole vince, diventa il più forte di tutti i tempi”: non ha dubbi l’ex tennista Diego Nargiso, intervistato in esclusiva da Notizie.com.
Diego Nargiso, cosa ti ha colpito di più finora di Wimbledon?
“Sono sincero, non posso che parlare di Carlos Alcaraz. La sua crescita è stata incredibile. È impressionante, sa adattarsi a ogni situazione, e dire che a inizio torneo non sembrava per niente a suo agio sull’erba. Tutte le partite sono diventate un dominio da parte sua, tra cui l’ultima con Medvedev. È venuto fuori un match che non mi aspettavo. Medvedev è un tennista vero, non si lascia intimorire e non molla niente. Invece si è dovuto arrendere in tre set”.
Prevedi Alcaraz in cima al mondo per tanti anni, insomma.
“Non ci sono dubbi sul futuro, in assoluto è il più pronto per raccogliere l’eredità dei grandi”.
Tra le leggende però c’è quel Djokovic che affronterà in finale…
“Novak, se vince Wimbledon, diventa il più forte di sempre. Punto. Non ci sono discussioni in merito. Sarebbe il suo 24esimo Slam, l’ottavo Wimbledon. Poi può piacere più un altro, ma è solo questione di gusto. Ma il più forte, se vince la finale con Alcaraz, diventerà lui e basta”.
Sinner ha ceduto il passo in semifinale: un commento al suo percorso?
“Quando un tennista cerca la propria crescita, non è detto che vada avanti sempre con continuità. È stata fatta una scelta da lui e dai suoi consiglieri, hanno puntato a completarlo prima di andare a ricercare la massima competitività. Si possono fare due scelte diverse. La prima è dire: ‘ mi mancano alcune cose, ci lavoro adesso, così poi potrò ritrovarmele quando ne avrò bisogno’. La seconda invece è: ‘intanto provo a vincere uno Slam, poi metto a posto le cose in cui posso migliorare'”.
Sinner ha sbagliato a “rallentare” la sua ascesa?
“No, quella è una decisione personale. Non ci sarà mai una controprova per capire se sia stato giusto o sbagliato. Ma Wilander, tanto per fare un esempio di un tennista dei miei tempi, ha fatto il contrario. Prima è diventato numero uno e ha vinto gli US Open, poi ha imparato il back, il serve and volley e tutti gli altri aspetti in cui poteva crescere. Jannik, comunque, quando ricomincerà a lavorare con le sue certezza diventerà ancora più forte. Io me lo ricordo da giovanissimo a Torino, era ingiocabile da fondo campo, prendeva a pallate gli avversari”.