Prosegue la battaglia a distanza tra il ministro della giustizia Carlo Nordio e Salvatore Borsellino, che ora avverte i politici per l’anniversario della morte del fratello.
Negli ultimi giorni, a causa delle dichiarazioni del ministro della giustizia Carlo Nordio, Salvatore Borsellino ha fatto sentire la sua sulla cancellazione del reato per concorso esterno in associazione mafiosa e, adesso, in occasione dell’anniversario della morte del fratello Paolo, ha avvertito i politici che potrebbero presentarsi all’annuale tributo a Via D’Amelio.
Il luogo della strage di Falcone e Borsellino sarà, come ogni anno, adibito per un tributo ai due magistrati colpiti dalla mafia il 19 Luglio di 31 anni fa, ma il fratello di Paolo, vuole assicurarsi che l’anniversario si svolga senza ipocrisie e palchi per i politici.
“Non vogliamo avvoltoi in via D’Amelio, ipocriti che portino corone e onori fasulli. Ho giurato che non avrei più permesso simboli di morte e parole vuote laddove c’è l’Albero della pace voluto da mia madre”, dichiara Borsellino piuttosto adirato. Proprio ieri, la premier aveva commentato per la prima volta la discordia a distanza tra il guardasigilli Nordio e Borsellino, aggiungendo che non mancherà neanche quest’anno all’appuntamento di Via d’Amelio: “Io non sono mai mancata e non mancherò nemmeno quest’anno. Molti sanno quando ho iniziato a fare politica, io lo ricordo molto bene…”, alludendo al fatto che i magistrati Paolo Borsellino e Giovanni Falcone sono stati un’ispirazione fondamentale per il percorso ideologico e politico della leader di Fratelli d’Italia.
Ecco poi il commento sulle volontà di Nordio: “Sul tema del concorso esterno, io comprendo sia le valutazioni che fa il ministro Nordio sempre molto preciso, sia le critiche che possono arrivare, mi concentrerei su altre priorità”. Poco dopo il guardasigilli precisa: “non fa parte del programma del governo”. Ma Borsellino non perdona sulle precedenti dichiarazioni di Nordio: “Le esternazioni del ministro Nordio al di là del loro esito, hanno mostrato la volontà di demolire la legislazione pensata da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino per dare alle forze dell’ordine, alla magistratura, alla parte sana della società, gli strumenti per combattere la criminalità organizzata”. Borsellino prosegue: “Dalle istituzioni vogliamo solo verità e giustizia e poi potranno onorare Paolo se lo desiderano, in ogni caso non troveranno posto simboli di morte, corone e cuscini di fiori”.
Poi, sempre il fratello del magistrato, ribadisce: “Impediremo ipocrite manifestazioni di cordoglio da chi poi fa tutt’altro. Noi non facciamo contestazioni violente: se dovessero presentarsi persone non gradite, diremo la nostra. In via D’Amelio può venire chiunque, l’importante è che si venga come semplici cittadini, non come rappresentanti delle istituzioni. Altrimenti manifesteremo il nostro dissenso, alzando le nostre agende rosse e girandoci di spalle”.
Secondo Borsellino, c’è stato un fugace momento in cui la morte del fratello non sembrava avvenuta invano, ma questo governo non rispecchia affatto quella linea politica: “Combattiamo una lotta che negli ultimi anni è diventata sempre più difficile. Ci sono stati gli anni della speranza, nei quali credevo che la morte di mio fratello avrebbe cambiato le cose. Vedevo una grande reazione e sembrava che ci potesse essere la reazione dello Stato. Sembrava… Sono durati poco gli anni della speranza”.
Dopo questo momento, è tornata l’oscurità: “Ho visto il puzzo del compromesso morale, della complicità, dei governi dell’uno e dell’altro colore che hanno iniziato a pagare le cambiali di questa scellerata trattativa costata la vita a mio fratello. Una trattativa che abbiamo appreso non essere reato, da una magistratura giudicante in stato confusionale”. Borsellino conclude: “Sto perdendo la speranza di vedere giustizia, ma ci sono tante persone che continueranno a combattere per la verità”.