Adesso è ufficiale, Alberto Veronesi è stato licenziato dopo l’esibizione a occhi bendati della Boheme di Puccini. Sgarbi lo difende
Continuano le polemiche in nei confronti di Alberto Veronesi, il celebre direttore d’orchestra, che sabato scorso si è presentato sul palco bendato, poiché non condivideva la scelta regista di rivisitare la Boheme di Puccini.
Adesso, Veronesi è stato sollevato dall’incarico e rischia di non poter risalire sul palco per dirigere la sua amata opera. Secondo il direttore, il provvedimento è figlio di un esplicito accanimento politico nei suoi confronti, poiché, alle ultime elezioni di Lucca, avrebbe appoggiato il centrodestra.
La fondazione che accoglierà l’Orchestra di Santa Cecilia, avrebbe già trovato un sostituto, ovvero Manlio Benzi, che dovrà “mettere la parola fine sulla brutta pagina”. Veronesi, tuttavia, non sembra affatto intenzionato a cedere il suo posto e ha giù annunciato che “sarò li e mi faro vedere. Se poi qualcun altro prenderà il mio posto ne pagheranno le conseguenze“. Veronesi spiega: “Mi contestano ritardi, che sarebbe venuta a mancare la fiducia, ma la verità è un’altra. Si tratta di una vendetta politica perché non ho voluto condividere una regia con la stella a cinque punte, i pugni alzati. Ma soprattutto nei confronti delle mie posizioni alle ultime elezioni a Lucca, dove ho appoggiato il centrodestra”.
Veronesi risponde a tono alle critiche, affrontando la polemica da un punto di vista puramente razionale e storico: “E’ stata un esecuzione perfetta e poi chi l’ha detto che servono gli occhi. Jarajan dirigeva sempre a occhi chiusi. Io ho tenuto la benda per i primi due atti. Poi nel terzo e quarto ho fatto dei buchino nella stoffa perché avevo dolore alle palpebre. Ma da un punto di vista musicale è stata una serata ineccepibile”. Nell’ambito di questa scelta particolarmente polemica e ideologica, non poteva mancare lo zampino del sottosegretario alla cultura, Vittorio Sgarbi. Difatti, il critico d’arte, da sempre affascinato da questo tipo di manifestazioni, avrebbe dato il suo consenso a Veronesi: “Non è stato Sbarbi a consigliarmi, ma sono io che mi sono consolato con lui prima, quando mi è balenata l’idea”.
Il tutto è avvenuto per la controversa scelta della Fondazione di rivisitare l’opera rappresentata, per attualizzarla e ambientarla nel ’68: l’opera originale si ambienta nel 1830, mentre il regista aveva deciso di rivisitarla, dato che “i giovani del Sessantotto, come quelli di oggi, cercavano certezze per il loro futuro e mi è sembrato un quadro politico ideale, dato che i nostri bohémien dell’opera sono artisti che mettono in discussione la società in cui vivono”. Scontato il dissenso di Veronesi, che ha ribattuto: “Questa scenografia e questa scenografia non c’entrano nulla con l’opera del maestro”.