Recensione a cura della giornalista pubblicista Ilaria Solazzo. “Lo specchio” è un’antologia a cura di Bruno Mohorovich per Bertoni Editore, in vendita per 18,00 euro. L’opera in copertina – di Roberta Repetto – fa parte del progetto ‘Una pulce nel disegno’ in ricordo di Roberta Repetto e di tutte le donne vittime di omicidio.
La prima edizione è di maggio 2023. Tema centrale del volume è lo specchio. Leggendo le 109 pagine che racchiudono il mondo poetico di questi differenti scrittori ci si ritrova a scovarne l’anima. Sono rimasta affascinata dalla profondità con cui ognuno di loro ha messo a nudo i propri pensieri. In particolare a pag. 94 Olena Romanko la quale ha detto “Devo vivere ancora tra i petali dei dolori sfiorare i giorni muti cercare i nuovi cancelli attaccando i fiori appassiti e fiorirmi nei campi infiniti”. E poi “Mille maschere” di Ivana Vitali a pag. 108 che fa così… [Mille maschere riflesse nello specchio reclamano vacue verità di vite sterili, non vissute, dove fragili vulnerabilità restano mute, nascoste fra silenzi inquieti…].
Da sempre considerato uno degli oggetti più affascinanti e controversi, ha dato vita, nei secoli, a una gran quantità di leggende sulle sue presunte qualità. Lo troviamo tra gli dei egizi, simbolo di riflessione fisica e spirituale; gli esseri celesti venivano raffigurati con uno specchio in mano e questi erano in grado di mostrare le conseguenze de elle azioni che le divinità stesse erano in grado “innescare”. Sarebbe importante utilizzare il nostro “specchio spirituale” allo stesso modo, per osservare i nostri pensieri.
Specchiarsi incute paura, poiché fa emergere i timori e i difetti umani, svelati con cruda verità. Gli specchi, secondo varie tradizioni, sarebbero in grado di imprigionare l’interiorità umana, l’anima. I Romani sapevano leggere sugli specchi, “speculum” nella loro lingua. Già nelle società primitive si credeva, come qualcuno fa ancora oggi, che gli specchi riflettessero l’anima e dovessero essere protetti, pena la morte stessa dell’anima. Lo specchio è anche legato al senso della vista, strumento umano di indagine del sensibile, ma adatto anche a scrutare l’oltre. Ecco che lo sguardo ha una duplice funzione: vedere con gli occhi non è tutto. Gli occhi sono infatti anche: “specchio dell’anima”, e quindi tramite fra esteriorità ed interiorità. Vi confido che, per quanto con lo specchio ci lavori quotidianamente, continuo a riconoscerne tutta la complessità e che più che avere qualcosa di certo o di definitivo da insegnare al riguardo, sento di volere condividere le mie esperienze soggettive, frammenti di vissuti che, probabilmente, anche voi state attraversando. Posso dirvi che se avessi ricevuto un euro per tutte le volte che ho provato insoddisfazione per la mia immagine riflessa, o per quelle in cui ho pensato di non possedere l’appeal desiderato, oggi, probabilmente, sarei milionaria. Lo specchio, mi mette a nudo, come se al suo cospetto non vedessimo solo l’immagine esterna, ma anche qualcosa di più intimo, profondo e invisibile. Mi sono accorta che nel guardare la mia immagine riflessa la maggior parte delle volte non prestavo reale attenzione a quello che appariva.
Guardavo l’apparenza, ma non l’apparizione.Nel dialogo con lo specchio si è spesso sordi. Si ascolta la propria verità, senza aprirsi ad accogliere una storia diversa. la relazione con questo oggetto è volubile, vulnerabile, correlata al nostro stato interno e dalla quantità di aria e di luce presenti nelle stanze dell’anima. Sono ad ogni modo profondamente convinta che ogni persona meriti di brillare. già nel mito di Narciso che si specchia nell’acqua è presente il rapporto biunivoco tra osservatore e osservato: nello specchio d’acqua Narciso osserva se stesso, credendolo un altro, e vede che quest’altro lo osserva a sua volta.
Quindi lo specchio è presentato come strumento per mezzo del quale il soggetto può investigare tanto se stesso che il mondo che lo circonda e in particolare su quella parte di realtà che egli non può vedere perché non è nel suo campo visivo (è alle sue spalle) e anche sulle relazioni che si instaurano tra sé e l’altro. Quando mi guardo allo specchio non vedo sempre la stessa persona: sono sempre io, certamente, ma in base al fatto di riuscire o meno a fare qualcosa, che può essere: fare bene il mio lavoro, il mio sport prediletto, una partita ai videogames o qualsiasi altra cosa per cui provo un certo interesse, vedo due persone diverse. Se poco tempo prima di guardarmi allo specchio sono riuscita in qualcosa vedo una persone: felice, che si sente realizzata, se invece ho sbagliato in qualcosa che ha una certa rilevanza mi sento di poca utilità e soprattutto molto più triste. Lo specchio può anche ingannare: se vedi una tua caratteristica allo specchio è probabile che non sia vera perché gli specchi che allungano o allargano le immagini. Ci fanno vedere quello che vogliono. Quando mi guardo allo specchio, vedo una me che continuo a crescere sempre di più su qualunque aspetto; l’intelligenza, la fisicità ed anche nel comportamento.
Lo specchio ha una grande funzione quando gli permettiamo di essere onesto e lo utilizziamo con sincerità per guardare nei nostri stessi occhi e domandarci se stiamo vivendo come vorremmo, se stiamo dando il meglio di noi stessi. Allora diventa una porta magica verso altri mondi come
lo specchio parlante della Regina di Biancaneve o quello amato che mostra i genitori a Harry Potter. Nelle risposte che cercheremo e nel modo di interpretarle sta la vera forza di questo piccolo, ma grande oggetto.