La questione del salario minimo continua a generare astio tra opposizione e governo e, stavolta, è Tajani a dire la sua ai microfoni di Radio 24.
Si avvicina il momento della votazione in aula del famigerato provvedimento per introdurre il Salario minimo, che continua a caratterizzare il dibattito estivo tra opposizione e maggioranza di governo.
L’opposizione, almeno per una volta, è compatta, tralasciando Italia Viva di Renzi, e la destra è costretta a rispondere al fuoco, per tentare di evitare che questo provvedimento passi.
Di fatto, la compattezza dell’opposizione, è ben contrastata dall’altrettanto solido muro della maggioranza di centrodestra che, infatti, riuscirà a bloccare piuttosto facilmente la proposta in Parlamento. Il Pd sembra aver già considerato la sconfitta sul tema e, di conseguenza, la segretaria Schlein pare aver preparato un piano alternativo. La raccolta firme nel Paese, potrebbe divenire l’unica strada per la giovane leader, che continua a sostenere che 3 persone su 4 in Italia, siano a favore di tale provvedimento. Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli esteri, non la pensa esattamente allo stesso modo, soprattutto sull’efficacia di questa manovra: “Ho detto che noi vogliamo che tutti i lavoratori abbiano un salario ricco, il salario minimo spinge verso il basso le retribuzioni. Come si ottiene il salario ricco, cioè quello che permette ad ogni lavoratore di arrivare alla fine del mese per mantenere la propria famiglia? Abbassando la pressione fiscale, già siamo già intervenuti sul cuneo e bisogna andare avanti e continuare”.
La soluzione, per il numero uno di Forza Italia, è semplice: “Bisogna intervenire detassando le tredicesime e tutti i benefit (gli straordinari, il lavoro notturno) attraverso una riforma della burocrazia, una riforma tributaria e fiscale, bisogna permettere alle imprese di vivere in un sistema liberale e di poter lavorare meglio e di guadagnare di più, di pagare meglio i lavoratori e assumere. Non dobbiamo accontentarci del salario minimo. Anche la normativa Ue parla chiaro: il salario minimo deve essere fatto per legge soltanto nei paesi che non hanno almeno l’80% di contrattazione collettiva, l’Italia ne ha di più”. Poi conclude: “Qualcuno cita altri Paesi come la Germania dove la contrattazione collettiva è molto limitata perché si fa la contrattazione nei Lander”.
Non si fa attendere, come spesso succede, la replica della Schlein e di Brando Benifei, eurodeputato del Pd: “Si contano sulle dita di una mano i Paesi europei che non hanno il salario minimo e anche negli Stati Uniti funziona così. La nostra proposta rafforza la contrattazione collettiva per spazzare via i contratti pirata e la concorrenza sleale con le aziende oneste ma soprattutto fissa una soglia sotto la quale neanche la contrattazione collettiva può scendere che abbiamo identificato in 9 euro”. Anche Carlo Calenda si è espresso sulla questione, ma più che altro sulle conseguenze politiche di quest’intesa tra le forze di opposizione: “La proposta di legge come embrione di un’alleanza? No, la pensiamo diversamente su troppe cose. Noi non siamo ideologici”.