Con una lettera inviata al primo ministro italiano una donna di 74 anni ha chiesto il suo intervento per far tornare suo figlio
La madre di un carabiniere ha inviato una lettera alla Presidente Giorgia Meloni per denunciare una situazione critica legata al trasferimento di suo figlio. La donna, gravemente malata, ha rivolto un appello pieno di dolore, delusione e rabbia alla premier. La signora, vedova di 74 anni, si trova a distanza di 200 chilometri da suo figlio, Gianluca Mancini, Vice Brigadiere dell’Arma dei carabinieri, che serve nella Compagnia Carabinieri di Fermo.
Il figlio ha presentato una richiesta di trasferimento per gravi motivi familiari otto mesi fa, ma non ha ancora ricevuto risposta dalla Pubblica Amministrazione, superando ampiamente i 180 giorni previsti. La madre si è così chiesta dove sia la tanto sbandierata vicinanza al personale in difficoltà e dove sia la famiglia dell’Arma dei Carabinieri, dato che suo figlio, tramite essa, serve lo stato con dedizione da 29 anni. Si è lamentata dell’abbandono e della lentezza burocratica, sottolineando che i problemi di salute di suo figlio sono emersi dopo il trasferimento a Fermo, come attestano i certificati medici allegati alla domanda.
Nella lettera, la madre ha espresso ammirazione per il primo ministro, una donna che si è formata da sola e ha raggiunto posizioni di potere, dimostrando sensibilità per le problematiche sociali e familiari. Al tempo stesso però chiede una mano: “Mio figlio è stanco, oltre ai turni di lavoro ogni settimana deve affrontare 400 chilometri. Il suo fisico, il suo stato di salute generale ne sta risentendo pesantemente ma purtroppo è palese che al Comando Generale tutto ciò non importi, perché il mio adorato figlio per sua madre è una persona per il Comando Generale è un numero di matricola. Se gli accade qualcosa viene sostituito come si sostituisce una cosa rotta”.
Poi ha aggiunto: “Bene, signora presidente Meloni, io non permetterò che a mio figlio accada qualcosa, perché nonostante sono anziana e malata, io sono sua madre e non lo abbandono e qualsiasi cosa dovesse toccarlo in negativo ognuno si prenderà le proprie responsabilità davanti alle Autorità Preposte. Faccio una riflessione tutta mia ma veritiera: mio figlio è una persona forte, attaccato alla vita, ama la sua famiglia e ama tantissimo la sua istituzione: se era una persona più debole probabilmente avrebbe fatto un gesto insano, togliendosi la vita e sarebbe purtroppo uno dei tanti uomini in divisa che aveva problemi personali non riconducibili al servizio e che si è tolto la vita, abbandonato“. Per questo motivo, la donna, chiede un intervento del presidente del consiglio.