Giulio Sapelli, professore ordinario di storia economica, boccia il salario minimo: “Sono profondamente contrario alla legge sul salario minimo”.
Il salario minimo è ritornato nuovamente a tenere banco in queste ultime ore. In particolare, l’apertura del premier Meloni ad un dialogo con l’opposizione ha dato vita ad un nuovo dibattito tra maggioranza e minoranza. Dal centrodestra spingono per un confronto, ma da settembre e solo in caso di rinvio della proposta di legge presentata da Pd, M5s e Azione. Dall’altra parte chiedono di convocare subito i tavoli per arrivare il prima possibile ad una soluzione.
Una cosa è certa: non tutti sono d’accordo su una legge sul salario minimo. Tra i contrari troviamo Luigi Sbarra, segretario della Cisl, e anche Giulio Sapelli, professore ordinario di storia economica, che, in esclusiva ai nostri microfoni, ha spiegato il perché del suo no alla proposta avanzata dalle opposizioni.
Professor Sapelli, si parla molto di salario minimo. Qual è la sua posizione su questo tema?
“Profondamente contrario. Io sono per la contrattazione collettiva e per fare meno leggi possibili. Poi dati confermano che i lavoratori non coperti da questa contrattazione sono una minoranza e quindi si può arrivare ad una soluzione utilizzando quella via. Una legge sul salario minimo aumenta il rischio del lavoro nero“.
Come possiamo definire la situazione economica in Italia?
“Per prima cosa bisogna dire che l’industria manifatturiera tiene. Si è dimostrata molto più reattiva del previsto. Però c’è il problema dell’aumento delle disuguaglianze da affrontare. Sicuramente il salario minimo può essere un’arma, ma solo attraverso la contrattazione collettiva e non con una legge. Altrimenti, come detto, si rischia una crescita del lavoro nero“.