Il deputato di Azione Matteo Richetti, ha manifestato le proprie ragioni in merito al salario minimo, parlando anche del rapporto con l’opposizione.
Prosegue senza soluzione di continuità lo scontro tra maggioranza e opposizione in merito al salario minimo e, durante un’intervista a La Repubblica, il deputato di Azione Matteo Richetti, ha parlato del provvedimento e del rapporto con il governo in relazione alla proposta.
Richetti è uno dei promotori principali dalla manovra e, oltre a esporre nuovamente il senso del salario minimo, ha commentato alcune uscite degli esponenti del centrodestra.
Nonostante l’evidente astio politico che la premier ha manifestato nei confronti del salario minimo, ha comunque accettato di incontrare alcuni esponenti dell’opposizione per discutere: “La nostra una richiesta di incontro fatta per provare a realizzare qualcosa, quindi per capire cosa vogliono fare. Non tanto per I’incontro in sé insomma. Parliamo di quasi 5 milioni di lavoratori interessati dal provvedimento, con l’inflazione che per i salari più bassi si attesta al 18%, è qualcosa di urgente”. Un’urgenza che viene innegabilmente disinnescata dall’emendamento soppressivo della destra nei confronti del salario minimo: “Dovrebbero ritirarlo, perché loro con quello tagliano e chiudono la discussione e ciò non sarebbe la premessa per un dibattito. In Commissione ho proposto che ritirassero l’emendamento e che non si votasse il mandato al relatore, andando in Aula con il testo base, frutto della sintesi delle opposizioni. Il centrodestra avrebbe il tempo per fare la propria proposta a settembre”. Adesso, “se le intenzioni di dialogo sono reali, martedì in Commissione mi aspetto che si vada avanti con la nostra proposta, poi il 28 Luglio in Aula ci sarà la discussione generale”.
Sulla possibilità che questa apertura della Meloni possa essere una trappola, per cercare di disunire l’opposizione e perdere tempo, Richetti risponde: “Per me l’opposizione va unita nell’obiettivo di raggiungere qualcosa, ci interessa avere un megafono sempre acceso o provare a portare a casa dei risultati? Per ora vedo un atteggiamento positivo di Schlein e Conte, quindi fossi in Meloni inviterei tutti i leader di opposizione che hanno sottoscritto la proposta per dire: garantisco un esame parlamentare ordinato e una proposta della maggioranza”, e sulla possibile perdita di tempo: “Tecnicamente con i regolamenti parlamentari loro possono fare tutto, anche rimandare, ma anche quella sarebbe una risposta al Paese. Ma ripeto: meglio correre il rischio di andare a vedere, piuttosto che protestare e basta”.
Ecco poi che Richetti affronta la possibilità di una contrattazione al ribasso dei famosi 9 euro l’ora: “In commissione Walter Rizzetto di Fratelli dtalia ci ha spiegato che i 9 euro erano lordi e che con 40 ore settimanali sono 1.100 euro al mese, quindi poco. Non vorrei pertanto che adesso da parte loro ci fosse pure la corsa al ribasso. Altrimenti come vogliamo interrompere la spirale dei bassi salari? Anche perché non entra mica in conflitto con la contrattazione, anzi: si parte però da quella cifra oraria minima”. Si conclude, commentando la presa di posizione ideologica della destra, manifestata anche da una battuta di Tajani, il quale ha paragonato la proposta dell’opposizione, alle politiche dell’Urss: “Uno spettacolo deprimente: Tajani pensava di essere simpatico, ma qui anche un tema di rispetto verso gli italiani, invece di dare risposte si permettono di scherzare. Quanto a Musumeci, non accetto proprio che sia lui a parlare di assistenzialismo, anche perché il salario minimo è per invece colgo lo sforzo del ruolo che ricopre, fatto di dialogo e rispetto per l’opposizione. Ma c’è una bella fetta del suo governo, da Delmastro a Santanchè, che si dimostra ripetutamente non all’altezza”.