“La contrattazione collettiva è sempre stata un tema del Pd. E ora la stanno abbandonando mettendo in difficoltà gli stessi lavoratori”.
In esclusiva a Notizie.com, Tiziana Nisini (Lega), vicepresidente della commissione Lavoro ed ex sottosegretaria al Lavoro, sul salario minimo.
“Durante il Conte bis, non si è parlato del salario minimo. Potevano mandarla avanti, ma non l’hanno fatto perché sanno benissimo che ci sono criticità che vanno evidenziate e corrette”.
Il salario minimo sarà al centro della discussione della Commissione lavoro alla Camera, che si riunirà stasera, martedì 25 luglio, alle 20.30.
Sul tavolo, la proposta del presidente Walter Rizzetto di non votare la proposta delle opposizioni e spostare la discussione a settembre.
Negli ultimi giorni le opposizioni hanno presentato proposte da discutere alla Camera e chiedono alla maggioranza di ritirare l’emendamento che cancella il salario minimo. La maggioranza vuole rimandare la discussione a settembre. La premier Giorgia Meloni si è detta aperta a discutere.
“Ci siamo dimostrati aperti, proponendo uno spostamento della discussione a settembre. L’obiettivo del centrodestra e del centrosinistra è comune, al di là della strada che vogliono percorrere: tutelare e dare dignità ai lavoratori sottopagati. Sulle prime proposte di legge portate avanti dalle opposizioni abbiamo fatto tante audizioni, durante le quali sono state sollevate delle criticità sull’applicazione di un salario minimo per legge. Ecco perché chiediamo più tempo: vogliamo lavorare e valutare tutte le criticità per evitare quello che tutti vogliamo scongiurare. Il salario minimo è un bello slogan da campagna elettorale, ma di fatto è una bandierina di partito che di fatto non tutela i lavoratori”;
Come pensate di tutelare i lavoratori sottopagati?
“Aumentando il livello salariale tramite operazioni sulla contrattazione collettiva. Dall’altra parte dobbiamo anche tutelare i lavoratori che sono sotto contrattazione collettiva con un salario superiore ai 9 euro all’ora: ce ne sono tanti e non se ne parla mai. Una delle criticità sollevate da tutte le associazioni datoriali e sindacali, giuslavoristi e professionisti che sono stati chiamati in audizione, è il rischio di una fuga dalla contrattazione collettiva con uno schiacciamento verso il basso dei salari. Vogliamo evitarlo, perché al di là degli slogan elettorali, ci perdono i lavoratori, considerando anche che nel nostro Paese la contrattazione collettiva non è obbligatoria. È un accordo tra datoriali e sindacali che coinvolge i dipendenti e non riguarda solo gli stipendi: include ferie, permessi, tredicesima, quattordicesima e il welfare aziendale”;
Quali potrebbero essere le conseguenze di un salario minimo per legge per i datori di lavoro?
“Se è vero che il salario minimo tutela i lavoratori, ricordiamoci che per le imprese è un costo. Quindi dobbiamo trovare misure equilibrare in modo che quest’ultimo non sia elevato ed allontanare così il rischio del lavoro nero o delle chiusure delle aziende, quindi della disoccupazione. Come detto, nelle audizioni abbiamo raccolto tutte le criticità: applicare un salario minimo per legge è pericoloso. Stiamo lavorando per formulare le migliori proposte possibili, ma abbiamo bisogno di tempo. Se è vero che le opposizioni hanno presentato il ddl a marzo, è anche vero che noi abbiamo terminato le audizioni dieci giorni fa. Quella che stanno portando avanti è demagogia, non stiamo chiedendo un anno di tempo, ma di far passare agosto ed aggiornarci a settembre”.