Secondo il quotidiano Libero che ha tirato fuori la storia tra le denunce fatte da Di Giuseppe spunta il nome eccellente
Una storia che si sta allargando sempre di più e che sta cominciando a dare frutti. E soprattutto a far uscire nomi eccellenti. Per quanto riguarda l’inchiesta sui visti d’ingresso dai Paesi asiatici scoperta e tirata fuori dal quotidiano Libero ecco che spunta il primo nome illustre. Si tratta dell’ex ministro degli esteri dei governi Conte II e Draghi, Luigi Di Maio. E a fare il nome dell’ex pentastellato ora all’Ue l’onorevole di Fratelli d’Italia Andrea Di Giuseppe la stessa persona che era stata avvicinata per ammorbidire sui visti e che ha fatto le denunce del caso alla procura della Repubblica e alle forze dell’ordine.
Il deputato di Fratelli d’Italia Di Giuseppe fa riferimento diretto all’inchiesta di Libero quando fa menzione di alcune cose che ha scritto il giornale visto che “in seguito alle mie denunce sul racket dei visti, tanta gente ha trovato il coraggio di denunciare e mi stanno arrivando numerose segnalazioni su potenziali reati riguardo la questione dei passaporti“. La sensazione è che sia un’inchiesta che presto si allargherà a macchia d’olio e potrebbe far venire fuori cose molto più gravi di quelle che sono già emerse.
Luigi Di Maio, che attualmente riveste il ruolo di Rappresentante speciale per l’Ue nel Golfo, verrebbe inserito in questa situazione per diversi motivi. Il primo, probabilmente il più grave, riguarda l’accusa di non aver detto la verità in Aula durante una risposta a un’interrogazione parlamentare presentata a suo tempo dall’attuale ministro dell’Agricoltura e all’epoca deputato di Fratelli d’Italia Francesco Lollobrigida, sui mille adesivi per visti Schengen rubati all’ambasciata italiana di Islamabad, in Pakistan.
E la versione dell’ex ministro, registrata e protocollata, secondo quanto è scritto nei documenti di denuncia effettuati da Di Giuseppe, non combacerebbe con quanto sta accadendo ed è successo. All’ex ministro viene contestato il fatto di non aver detto che il primo allarme su questa gravosa e preoccupante vicenda sarebbe arrivato in realtà due mesi prima rispetto a quanto avrebbe detto Di Maio a suo tempo. Una posizione che potrebbe aggravarsi e che lo stesso Di Maio dovrebbe spiegare al più presto.