A parlarne è stata la deputata Maria Butina, nel 2018 arrestata negli Stati Uniti perché accusata di spionaggio internazionale
Le bambole per i bambini vendute in Russia dovrebbero rispettare i valori tradizionali del Paese. Questa è l’affermazione di Maria Butina, membro del Comitato per gli affari internazionali della Duma di Stato, che ha sollevato polemiche riguardo alla popolare Barbie, tornata peraltro ancora più di moda con l’uscita nelle sale cinematografiche del film a lei dedicato, interpretato da una meravigliosa Margot Robbie. Butina si è mostrata categoricamente contraria alla presenza sul mercato di bambole che rappresentano persone transgender o che promuovono relazioni omosessuali.
La legge russa del 2013, d’altronde, vieta la “propaganda” Lgbt tra i bambini e Maria Butina ritiene che le bambole Barbie prodotte da Mattel possano contribuire a una sorta di agenda Lgbt. Il presidente Vladimir Putin ha sottoscritto questa legge per prevenire la diffusione di messaggi contrari ai valori tradizionali russi. Chiunque infranga questa legge rischia multe, e le sanzioni sono particolarmente severe per coloro che utilizzano i media o Internet per propagandare queste idee. Putin, tuttavia, ha sottolineato che la legge non viola i diritti della comunità Lgbt in Russia. La questione delle bambole Barbie e il parere di Maria Butina fanno riflettere su come l’equilibrio tra politica e diritti delle minoranze sia un tema delicato e complesso.
Maria Butina, nota anche per le accuse di spionaggio negli Stati Uniti nel 2018, aggiunge una dimensione controversa al suo parere sulle bambole e ha suscitato molta curiosità riguardo le sue attività e i suoi presunti legami con il governo russo. Il suo arresto negli Stati Uniti è avvenuto nel luglio del 2018, nello stesso giorno in cui l’ex presidente americano, Donald Trump, si incontrava con l’omologo russo Vladimir Putin a Helsinki. Una coincidenza che ha sollevato ulteriori domande riguardo alle possibili connessioni tra il caso di spionaggio e le relazioni diplomatiche tra i due Paesi.
Le accuse che le erano state rivolte erano specifiche e gravi, ossia di “aver cospirato operando quale agente non registrato del governo russo” e di aver lavorato per un rappresentante russo legato al Cremlino con l’obiettivo di infiltrarsi in organizzazioni politiche americane. Le autorità statunitensi, inoltre, sostengono che le sue azioni avrebbero potuto minare la sicurezza nazionale e influenzare il contesto politico interno.