Una nota del partito di Calenda prende le distanze dal comportamento di Boschi, Bonifazi e Nobili allo stabilimento balneare di Forte dei Marmi della ministra
Un terremoto in piena estate. E di quelli che fanno rumore con un eco assordante che andrà avanti per giorni e giorni. Già perché la notizia del Corriere della Sera della cena tra esponenti di Italia Viva e il ministro Daniela Santanché allo stabilimento Twiga (fondato da Santanché e Briatore) ha dato fastidio a tanti, soprattutto a Carlo Calenda, che dei tre colleghi del partito di Renzi è alleato o comunque vicino politicamente e non solo. Se non ci fosse stata la mozione di sfiducia e tutto l’iter sarebbe stato sicuramente un incontrio innocuo, ma con quell’atto lì che c’è stato in Parlamento la settimana scorsa, tutto cambia. E in modo radicale. Per il “povero” (si fa per dire) Carlo che è sempre più solo e non sa più come comportarsi con Renzi e soci. Di sicuro una bella bordata al Terzo Polo anzi, a volerla dire tutta, una bella manata in faccia che lascia segni indelebili.
Non proprio una scelta azzeccata e intelligente anche se, a veder bene i protagonisti, non è che la cosa sconvolga e sorprenda più di tanto. Di sicuro, la scelta di non chiedere in Parlamento alla Santanchè un passo indietro, non è roba da poco se poi nel passato weekend ci scappa una cena con Maria Elena Boschi, Francesco Bonifazi e Luciano Nobili con la stessa ministra dentro al Twiga, lo stabilimento di Forte dei Marmi. Troppo, perfino per un puro (ingenuo?), vista la situazione, Carlo Calenda, socio-politico di Italia Viva nel Terzo polo.
L’ira di Calenda: “Cene inopportune al Twiga”
Carlo Calenda e il suo partito ci sono rimasti talmente male e spiazzati da quanto pubblicato dal Corriere che non potevano non uscire allo scoperto con una nota furiosa e livida di rabbia: “La linea sulla permanenza di Daniela Santanchè al governo è sempre stata netta: deve dimettersi perché i suoi comportamenti (e capacità) non sono adeguati o accettabili per chi deve rappresentare gli italiani in qualità di ministro del Turismo. Azione non ha votato la mozione di sfiducia, destinata dall’inizio a essere bocciata, ritenendola un regalo alla ministra. Ma allo stesso modo Azione non si è mai riconosciuta nella linea espressa dai vari interventi dei parlamentari e del capogruppo di Italia viva, che non hanno mai pronunciato la parola dimissioni“.
E’ questo il pensiero di Azione su quanto avvenuto, tanto che poi subito precisa che “per quanto concerne le cene con la ministra al Twiga, che coinvolgono parlamentari di Italia viva appartenenti al gruppo Azione-Italia viva, le si ritiene del tutto inopportune“