In merito alla questione della ‘Legge di Bilancio’ e non solo, il segretario della Cgil Maurizio Landini ha rilasciato una intervista ai microfoni del quotidiano “La Stampa” dove ha puntato il dito contro il governo
Non si tratterebbe affatto della prima volta che si verifica una cosa del genere, ma allo stesso tempo Maurizio Landini attacca pesantemente il governo. Lo fa nel corso di una intervista rilasciata alla ‘Stampa‘. Non utilizza mezzi termini per spiegare chiaramente di non essere affatto d’accordo con la politica della maggioranza. Allo stesso tempo precisa che il sindacato non è affatto un partito di opposizione. In vista del prossimo autunno ha fatto sapere di essere pronto con un confronto in merito alla ‘Legge di Bilancio‘. Nel caso in cui non dovessero ottenere le risposte che vogliono allora si opterà per uno sciopero generale.
Sulla questione del salario minimo annuncia: “Chiediamo di applicare l’articolo 39, ovvero quella che prevede l’efficacia obbligatoria dei contratti collettivi firmati dai sindacati rappresentativi. Questo presuppone una legge sulla rappresentanza. Allo stesso tempo stabilisce quali sono le organizzazioni che hanno effettivamente il diritto di firmare i contratti. Non deve essere l’imprenditore a scegliersi l’interlocutore, devono essere i lavoratori a stabilire chi li rappresenta”.
Legge bilancio, Landini lancia l’allarme: “Serve urgenza assoluta”
Il segretario della Cgil ha continuato dicendo: “Ai contratti collettivi stipulati con queste garanzie bisogna dare forza di legge. E in questo ambito è giusto fissare anche una soglia minima per la paga oraria. Ci sono contratti che fissano salari al di sotto dei 9 euro all’ora”. I numeri, però, parlano chiaro: ovvero che ci sono 3 milioni e mezzo di lavoratori che sono costretti ad accontentarsi di meno. Ed è per questo motivo che Landini non vuole perdere tempo: “E’ una urgenza assoluta. Bisogna fissare un minimo dignitoso, dove l’inflazione erode il potere d’acquisto delle fasce sociali più deboli“.
Allo stesso tempo fa sapere che il sindacato non ha alcuna intenzione di accettare che, nella prossima legge di bilancio, si decidano altri tagli per fare cassa sulla povertà. Parole che arrivano subito dopo la decisione di tagliare il reddito di cittadinanza. Sui “finti tavoli di confronto col governo” fa sapere che fino a questo momento non c’è stata alcuna trattativa. “Il governo ci convoca e ci comunica le sue decisioni, senza negoziare. Abolire il reddito di cittadinanza colpisce più il Sud che il Nord“.