Istigarono al suicidio una loro compagna di classe, la decisione della scuola nei confronti dei ragazzi sta facendo non poco discutere: non sono mancate le polemiche in merito
Per un anno scolastico ha dovuto subire le peggiori offese: sia dal punto di vista fisico che per il suo portamento. La torturavano dalla prima fino all’ultima ora. Molto probabilmente per sentirsi “superiori“. Ed invece, nella loro pochezza, hanno dimostrato di essere “piccoli” e persone insignificanti nella vita. Umiliazioni pubbliche in classe, con tanto di istigazione al suicidio. Vittima una loro compagna di classe (e non amica visto che gli amici sono ben altri) che ha vissuto le pene dell’inferno con loro. Ed invece, direttamente dalla provincia di Latina, arriva la notizia che lascia tutti inevitabilmente senza parole.
Il resto dei suoi compagni di classe è stato addirittura premiato, con tanto di promozione all’anno successivo. Protagonisti (assolutamente in negativo) di questa vicenda tre bulletti di terza media. Tutta la classe intera promossa a pieni voti. Anche loro. Lavori socialmente utili? Neanche per idea. Le famiglie dei ragazzi coinvolti hanno rifiutato il percorso di “giustizia riparativa”. Ai limiti dell’assurdo (se non abbondantemente superato), non trovate? Tanto da definire Anna (nome di fantasia) come l’ebola, paragonabile ad una malattia. Che avrebbe dovuto farla finita visto che era inutile. Lei?
“Se muori non se ne accorge nessuno“, “Se non hai amici, fatti una domanda“, “Per quanto sei grossa non passi dalla porta“. Questo il loro (bassissimo) livello di insulti. Tutto scritto e documentato su WhatsApp. Tanto è vero che l’avevano soprannominata come “Anti-Ebola“. Non è bastata aprire una indagine per istigazione al suicidio. I tre bulletti hanno addirittura superato l’anno scolastico. Senza problemi. E di problemi, qui, ne vediamo a bizzeffe. Non è finita qui visto che, come riporta il quotidiano ‘Il Messaggero‘, gli stessi ragazzi si sono giustificati con la solita frase che serve per giustificarsi: “Era solo un gioco“.
Peccato che qualcuno, a quanto pare, ha creduto alla loro versione e non a quella di Anna. Peccato che questo “gioco” ha creato non pochi problemi psicologici per la ragazza. Tanto da iniziare ad isolarsi e arrivare dopo a scuola per evitare il contatto con i compagni di classe. Dopo l’ennesima offesa la vittima ha raccontato tutto alla madre. Poi la denuncia. Adesso l’inchiesta giudiziaria rischia di chiudersi con l’archiviazione. Tutti minori di 14 anni, quindi non imputabili. L’ultima parola spetta al Gip. Oltre il danno anche la beffa: per i bulli anche un “6” in condotta. Questione risolta per loro. Ed invece per Anna?