“Il governo si è preso due mesi di riflessione, con la sospensiva votata stamane alla Camera. Il governo fa sempre così quando non ha idee”. Lo ha detto in esclusiva a Notizie.com Osvaldo Napoli, membro della segreteria nazionale di Azione a proposito della sospensiva votata oggi alla Camera sul salario minimo
“Il salario minimo non è una proposta di Conte e della Cgil, come vorrebbe far credere qualche avversario. Esso è parte del programma elettorale congiunto di Azione e Italia Viva. Dopo il no iniziale con tanto di derisione della proposta, il governo Meloni ha fatto marcia indietro quando ha visto i sondaggi che registrano una grande maggioranza degli italiani a favore”.
E’ l’analisi schietta e diretta, che Osvaldo Napoli, membro sella segreteria nazionale di Azione fa in esclusiva a Notizie.com commentando quanto accaduto oggi alla Camera: 168 voti a favore, 127 contrari e 3 astenuti per l’approvazione della questione sospensiva proposta della maggioranza di un rinvio di 60 giorni dell’esame della pdl, presentata dalle opposizioni, sulle disposizioni per l’istituzione del salario minimo.
“Il governo si è preso due mesi di riflessione, con la sospensiva votata stamane alla Camera. Il governo fa sempre così quando non ha idee: rinvio per il Mes, rinvio per il salario minimo e tutto si ferma. La pdl delle opposizioni è aperta al contributo di tutti, in primis dei sindacati perché sono anch’io convinto che debba trovare spazio nella contrattazione collettiva nazionale. Abbiamo atteso tanto, aspettiamo altro 60 giorni per vedere che cosa partorirà la maggioranza di destra. Se mi chiede se sono fiducioso, le dico: coltivo qualche speranza … la destra governa con i sondaggi alla mano”. Conclude Osvaldo Napoli ai nostri microfoni.
Napoli, resta nel solco dell’intervento che oggi il presidente dei deputati di Azione e Italia Viva, Matteo Richetti, ha tenuto alla Camera. “La vostra richiesta di rinviare l’analisi della proposta sul salario minimo, come avete fatto con il Mes, con il voto ai fuorisede, la proponete direttamente a quel 20% di lavoratori più fragili, a quelle famiglie che subiscono un’inflazione reale quasi pari al 20%, a quei ragazzi che firmeranno contratti per 5 o 6 euro l’ora: dire loro che se ne parlerà più avanti senza specificare in che termini significa commettere un grande errore”.