L’allenatore della Roma, José Mourinho, non può assolutamente essere soddisfatto di come stanno andando le cose. Tanto è vero che si è scagliato contro la dirigenza: da Pinto fino ad arrivare ai Friedkin
In una intervista rilasciata al ‘Corriere dello Sport’ José Mourinho ha affrontato vari argomenti. Nella serata di ieri è arrivata una sconfitta in trasferta contro il Tolosa. Le amichevoli estive, si sa, lasciano sempre il tempo che trovano. Anche se un piccolo campanello d’allarme c’è: sia sulle condizioni fisiche della squadra ma anche per quanto riguarda l’infortunio di Paulo Dybala che, dopo aver siglato la rete del vantaggio su punizione, ha chiesto un cambio per via dell’ennesimo infortunio che lo ha colpito. Non dovrebbe essere nulla di grave, ma solamente nelle prossime ore si avranno conferme e certezze in merito.
Nel frattempo, però, lo ‘Special One’ si è soffermato sul calciomercato. Non è mancata la tiratina d’orecchie al suo direttore sportivo, Tiago Pinto: “Dopo la partenza, tra virgolette, di Tammy, siamo in una situazione che nessun allenatore al mondo gradirebbe. Mi riesce impossibile dire che sono contento. Però sostenere che sono in guerra aperta con la società, con Pinto, che non sono felice, è sbagliatissimo. Pinto sa che siamo in ritardo, anche la proprietà lo sa, alla fine quello che soffre veramente è chi lavora e chi contro la Salernitana dovrà entrare in campo con la miglior squadra possibile. Incazzato no, depresso no“.
Roma, Mou vuole di più dal mercato: sui Friedkin…
Anche sui Friedkin ha voluto dire la sua. Raccontando, tra l’altro, un curioso aneddoto “Firmai per la Roma perché quando incontrai i Friedkin mi piacque molto il loro modo di parlare. Quelle parole mi toccarono nel profondo, di questo avevo bisogno. “Pensiamo che tu sia la persona giusta per aiutarci a rendere la Roma un club più grande”, aggiunsero. Trasmisero il loro entusiasmo, mi piacque la prospettiva di un progetto diverso, tre anni di contratto, una crescita progressiva, qualcosa che in precedenza non avevo mai preso in considerazione”.
In conclusione: “La proprietà è la proprietà. Ho sempre rispettato la proprietà e le persone, al di là del ruolo. Sento che da parte loro c’è rispetto e tanta stima per l’allenatore. Il profilo del rapporto lo stabilisce sempre la proprietà. In tutti questi anni ho sempre ripetuto che vengo chiamato e pagato bene per risolvere i problemi, non per crearli. È la proprietà che deve parlare di te e è la proprietà che deve parlare con te“.