Il ministero dell’Istruzione russo ha dichiarato che saranno adottati nel Paese dei nuovi libri di testo di storia per gli studenti delle scuole superiori, all’interno dei quali sono incluse sezioni su quella che Putin definisce “l’operazione militare speciale” in Ucraina, vale a dire il modo in cui Mosca definisce l’attacco contro Kiev. Un’operazione che lo storico Ernesto Galli della Loggia inquadra all’interno di un progetto complessivo scientemente messo in atto dal presidente russo ormai da anni.
Quello cioè di strappare l’Ucraina al suo destino occidentale, riportando al presente l’immagine del glorioso passato zarista ripercorrendo gli snodi più critici della storia russa, dal bolscevismo alla rivoluzione d’ottobre passando per la figura di Stalin e gli accordi presi con l’Occidente al seguito delle due guerre mondiali del Novecento.
Lo ha dichiarato il ministro dell’Istruzione Sergey Kravtsov, spiegando che i libri di testo descrivono “le ragioni dell’inizio dell’operazione militare speciale, lo scopo dell’operazione militare speciale, la denazificazione, la smilitarizzazione”. “Il libro di testo dell’undicesimo grado riflette gli eventi più importanti legati alla riunificazione della Crimea e di Sebastopoli, le cause e il corso dell’operazione militare speciale, l’ingresso di nuove regioni nella Federazione Russa”, è quanto spiegato da Kravtsov.
Si tratta di un libro pensato per gli studenti dell’undicesimo grado, vale a dire per gli studenti di 17 anni, che copre il periodo compreso tra il 1945 e il ventunesimo secolo. L’ammissione da parte del governo russo è quella di aver letteralmente “riscritto la storia”. “Abbiamo completamente riscritto le sezioni ‘70s’, ‘80s’, ‘90s’ e ‘2000s’. Una nuova sezione è stata aggiunta dal 2014 ad oggi, inclusa l’operazione militare speciale”, è stato affermato durante la conferenza stampa in cui si è reso noto che i nuovi libri di testo saranno insegnati nel corso di storia standardizzato delle scuole russe a partire dal prossimo settembre. Con una promessa: quella di aggiornare nuovamente i libri di testo dopo la fine della guerra, “non appena avremo vinto”. “Stiamo già vincendo la guerra dell’informazione, ma l’operazione militare speciale finirà, e finirà con la nostra vittoria e ovviamente integreremo il libro di testo di storia”, sono le parole riportate dai media statali russi di RIA Novosti.
Il commento dello storico Ernesto Galli della Loggia
Per lo storico Ernesto Galli della Loggia, il giudizio su quanto messo in atto dal governo russo è netto. “Con Putin è un po’ come con Hitler. Come in mille occasioni, a partire dal Mein Kampf (1925), il Führer non si stancò di dire ai quattro venti e di far capire chi era e quello che intendeva combinare — senza che però in Occidente molti lo prendessero sul serio — allo stesso modo in questi anni Putin si è profuso in decine di discorsi circa i suoi sfrenati progetti nazional-imperialistici senza che però nessuno di noi (o quasi) gli prestasse troppa attenzione”, ha scritto Galli della Loggia sul Corriere della Sera. “Avevamo dimenticato che nel nostro tempo la storia (la sua manipolazione) è lo strumento preferito dai dittatori per affermare la propria visione del mondo e avvalorare le proprie malefatte. Soprattutto per giustificare i propri propositi aggressivi”.
Secondo la visione di Putin, infatti, l’identità nazionale russa rinascerà solamente quando verranno ristabiliti i legami tra la storia contemporanea e quella antica, dei fasti imperiali russi. Da allora, afferma lo storico nel suo editoriale sul quotidiano di Via Solferino, “Putin si è dedicato appassionatamente a rimodellare tale storia con sovrano disprezzo della verità“. Prima, tentando di “decomunistizzare” l’esperienza sovietica, poi per collegarla direttamente al passato zarista, “ridipinto con i colori della più fulgida grandezza”.
“È chiaro comunque il motivo per cui l’esperienza sovietica deve essere a tutti i costi salvaguardata: perché è al suo interno che si colloca la vittoria sul nazismo e tale vittoria è chiamata a costituire il fondamento storico irrinunciabile sia della spinta neoimperialistica della leadership putiniana sia dell’ orgoglio nazional-patriottico russo che Putin stesso intende alimentare in ogni modo per sostenere tale spinta”, è la conclusione di Galli della Loggia.