“Ben venga qualsiasi misura di lotta alle mafie e al terrorismo, il decreto sulle intercettazioni deve essere adottato quanto prima. La lotta ai fenomeni criminali parte anche dalla Giustizia”.
In esclusiva a Notizie.com, il segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense (ANF) Giampaolo Di Marco, ritiene che la riforma della Giustizia debba passare anche per altre misure che mettano al centro il cittadino. “La giustizia viene amministrata in nome del popolo italiano, non dei magistrati. Quindi il cittadino deve stare al centro della giurisdizione e con esso le avvocature”.
A cosa si riferisce?
“Sono state varate due grandi riforme, quella del processo civile e quella del processo penale, che dovevano servire principalmente ad aiutare l’Italia a raggiungere gli obiettivi del Pnrr. Due settimane fa il governo ha dichiarato che probabilmente, non riuscirà a raggiungere le performance che l’Europa ha richiesto nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il vero problema è questo: vanno risolti i problemi organizzativi e amministrativi. È necessario aprire una riflessione senza pensare alla giustizia solo in termini di numeri. Inutile pensare al 2026, ma guardare ad obiettivi diversi”.
Il decreto approvato l’altro ieri in Consiglio dei ministri, oltre ad estendere l’impiego delle intercettazioni ad alcune ipotesi di criminalità prevede la creazione di archivi digitali inter-distrettuali.
“Abbiamo sposato la digitalizzazione della giustizia fin dai primi giorni del Covid, quando si trattava di discutere le udienze da remoto. Ma non è la soluzione ai problemi. Inoltre la digitalizzazione non può significare l’allontanamento degli avvocati dalle Aule dei Tribunali, nè tantomeno del cittadino dalla consapevolezza di quello che è la giustizia”.
Si spieghi…
“La giustizia viene amministrata in nome del popolo italiano, non dei magistrati. Il cittadino deve stare al centro della giurisdizione e con esso le avvocature. Quando si fanno le riforme, l’avvocatura deve essere ascoltata. E questo passa, ancora una volta, dalla consapevolezza che nei Ministeri ci sono solo magistrati, e non avvocati. L’Europa ci chiede performance numeriche in termini di efficienza, però la vita delle persone non si esprime in numeri. La vita delle persone è fatta di mille sfaccettare e la giustizia deve esserne parte. Il lavoro da fare nel sistema giustizia deve mettere il cittadino al centro e il magistrato in condizione di fare un ottimo lavoro. Con un organico sguarnito, sia per quanto riguarda i magistrati, sia i funzionari amministrativi, bisogna chiedersi che giustizia vogliamo”.
La riforma Nordio prevede l’ampliamento del numero dei magistrati…
“L’incremento del numero dei magistrati non arriverebbe domattina. Devono essere banditi e svolti i concorsi. In un primo periodo i giudici avranno funzioni ridotte, dopodiché entreranno a pieno regime. Parliamo di un anno e mezzo o due, se tutto andrà per il verso giusto”.