La ricetta di Rampelli contro le polemiche sulla tassazione degli extraprofitti: “Tassiamone pure altri”. L’esponente di Fratelli d’Italia invita cioè a discutere con l’opposizione senza pregiudizi, mentre accredita quella della Meloni come la destra sociale che lotta contro le diseguaglianze. Oggi Meloni riceverà i leader dell’opposizione per parlare di salario minimo, giusto prima della pausa estiva della politica.
L’incontro sarà di certo non dei più facili, viste le differenze di vedute, almeno così è sempre parso, e le antiche inimicizie che oggi più che mai puntano a tornare a galla, forse con il tentativo di montare polemiche più strumentali, montate ad arte, che reali. Nonostante ciò, Meloni risulta non essere del tutto convinta dall’introduzione per legge del salario minimo, ma l’opposizione tenterà certamente di rilanciare in quella direzione.
Intervistato dal Fatto quotidiano, il vicepresidente della Camera meloniano Fabio Rampelli, inserito da sempre tra i padri politici di Giorgia Meloni, invita a un confronto reale e serrato sul salatio minimo. Una discussione che invita a svolgersi “senza pregiudizi”. La premessa, per Rampelli, è infatti che “in Italia c’è un grosso problema di salari bassi rispetto alla media europea e di lavoro povero e precario figlio dell’ubriacatura di certe furbesche esternalizzazioni”.
Per cui, per Rampelli “è giusto studiare la migliore soluzione per adeguare i contratti di lavoro e correggere le degenerazioni del globalismo”. Insomma, l’intenzione è di “parlare insieme per arrivare a una soluzione che faccia gli interessi dei lavoratori e non agisca per totem ideologici”.
La soluzione immaginata non è ancora chiara. Si parte dall’idea di un salario minimo di 9 euro all’ora, come chiesto dalle opposizioni, ma anche di estensione della contrattazione collettiva, come vorrebbe il governo. Poi si vocifera di taglio del cuneo fiscale per dipendenti e imprese, la stabilizzazione dei lavoratori precari, la lotta a inflazione e carovita, fino alla partecipazione agli utili e alla gestione delle aziende.
Tutte idee sacrosante che andranno formulate in maniera corretta per essere messe sul tavolo e arrivare a un accordo che possa fare contenti, nella misura maggiore possibile, tanto le opposizioni quanto, alla fin fine, i lavoratori stessi. Di fatto, resta l’idea per Rampelli che “il salario minimo non può essere un totem della sinistra”. “Come noi ci apriamo al confronto, devono farlo anche loro”, conclude Rampelli. “Se vogliamo parlare di salario minimo, le cose vanno fatte come si deve”.