All’ex premier pentastellato Giuseppe Conte non va giù il confronto tra governo e opposizioni, nonostante la sua partecipazione e la volontà di intestarsi le battaglie portate avanti dal governo in carica. “A fine incontro da Meloni non sono arrivate però né proposte, né idee”, dice Conte, per il quale ora i Cinque Stelle tenteranno di coinvolgere il loro elettorato sul tema del salario minimo.
Conte è il più duro tra i leader che hanno partecipato al vertice, e ai microfoni che lo attendevano fuori Palazzo Chigi l’avvocato pugliese cerca in tutti i modi di affossare i tentativi di dialogo che provengono anche dal centrosinistra. Per il suo partito, è quanto sostiene, “non ci saranno compromessi al ribasso”.
Intervistato dal quotidiano Avvenire, Conte si è detto tuttavia soddisfatto di due aspetti, al di là della facciata dura e pura di un partito che vuole recuperare l’impeto movimentista che un tempo fu di Beppe Grillo. “Il salario minimo legale a 9 euro che il M5S propone da 10 anni ora unisce le opposizioni e costringe questo governo che blaterava di ‘slogan’ e ‘Unione Sovietica’ a convocare una riunione a Palazzo Chigi. Continueremo su questa strada fino all’obiettivo di migliorare gli stipendi di questi lavoratori“, ha detto Conte, davanti al mancato accordo, per ora, sulla proposta delle opposizioni e l’ipotesi dell’apertura di uno spazio in cui ragionare su misure di compromesso.
Le parole del premier Conte sulla conciliazione mancata tra governo e opposizioni
“Voglio essere chiaro: su questo tema, il M5S non fa compromessi al ribasso in cui si spacca la platea dei quasi 4 milioni di lavoratori che aspettano il salario minimo legale. Le proposte che abbiamo letto qua e là, penso a quelle di Forza Italia o della Lega, non risolvono il problema del lavoro povero. Anzi, in alcuni casi rischiano di peggiorare ulteriormente la situazione. Il salario minimo già esiste in 22 Paesi europei su 27, dove la misura ha portato benefici evidenti”, ha detto Conte al quotidiano dei vescovi italiani.
Innegabile però che il governo Meloni sta ragionando su molti di quei temi un tempo intrinsecamente appannaggio della sinistra, ora decisamente più rivolta a favore delle battaglie sui diritti “civili”, a costo zero e rivolti a una visione più “liberal” della società. Per Conte, si tratta di atteggiamenti di facciata, e prende a esempio lo smantellamento del reddito di cittadinanza, storico cavallo di battaglia dei grillini. Riguardo la tassa sugli extraprofitti, che ha fatto compattare banche e comunità internazionale, Conte sostiene ancora che Fratelli d’Italia ha ripreso la proposta del Movimento 5 Stelle. Quindi, incidentalmente il leader pugliese si è detto d’accordo.
“Difendo la filosofia dell’intervento, non il governo”, specifica. Poi rincara la dose: “Noi guardiamo sempre alle cose giuste per i cittadini Come ricordato poc’anzi, noi siamo stati i primi a proporre un contributo di solidarietà, anche sulla scorta di numerose analisi al riguardo. Economisti come Stiglitz e Piketty stanno proponendo da mesi forme di prelievo sui cosiddetti “windfall pro-fits”, ossia i profitti inaspettati di alcuni settori economici. E ci sono anche studi dell’Fmi che, dati storici alla mano, suggeriscono questa forma di prelievo in chiave redistributiva. A nostro parere, è necessario richiedere gli extraprofitti anche alle imprese assicurative, del settore farmaceutico e all’industria bellica, che fra pandemia e guerra hanno accumulato profitti straordinari”.