Riguardo il tema del salario minimo, per Raffaella Paita, coordinatrice di Iv, il luogo in cui discutere di norme è il Parlamento, poi spiega il perché il suo partito si è sfilato dalla discussione. A suo avviso, l’eventuale introduzione del salario minimo “si tradurrebbe in un aumento delle tasse”.
Mentre al contrario, il partito guidato da Matteo Renzi apre “alla partecipazione agli utili aziendali per i lavoratori”, altra proposta del governo presieduto da Giorgia Meloni.
La senatrice e coordinatrice nazionale di Italia Viva Raffaella Paita ha spiegato, in un’intervista pubblicata sul Giornale, le alternative sul salario minimo dell’unnica forza politica d’opposizione che ha deciso di sfilarsi dal vertice a Palazzo Chigi con la premier Meloni. Per Calenda, la causa è che il suo partito guarda a destra. “Noi pensiamo che le leggi si facciano in Parlamento, non con le passerelle mediatiche”, replica Paita.
“Noi siamo disposti a tornare a Palazzo Madama da subito e discutere: chi ci sta? Quanto a Calenda, fino a pochi mesi fa condivideva il nostro modello di salario minimo, tanto che lo inserì nel programma elettorale. Ora ha preferito sostenere quello di Conte e della Cgil. Noi siamo al centro, è lui che si è spostato nel campo extralarge”, dice Paita, che prova a sostenere come il suo partito sia in realtà attenta al tema del “lavoro povero”.
La tesi dei renziani è però un’altra. “Non possiamo immaginare la creazione di un salario minimo con un fondo pubblico che, di fatto, si tradurrebbe in un aumento delle tasse per il ceto medio. Riteniamo inoltre pericoloso fissare una soglia per legge”. Di certo, ammette, “non esiste la bacchetta magica”.
“Lavoriamo sulla proposta Cisl, a prima firma Renzi, di partecipazione agli utili aziendali per i lavoratori. E poi serve abbattere davvero il cuneo fiscale: non è accettabile che il lavoro sia tassato a questi livelli”, è la chiosa di Paita, evocando l’idea più volte richiamata anche dai meloniani nelle ultime ore. “Bisogna puntare sulla crescita, che si crea anche con la capacità di spendere le risorse del Pnrr”.